Dopo l’uscita del primo album “Avventure Tropicali” nel 2018 (autoprodotto e distribuito su tutte le piattaforme digitali) e una manciata di videoclip su Youtube, i Giannutri si ripresentano con un secondo lavoro autoprodotto e intitolato “Al ritorno dalla campagna”. Si tratta di una raccolta di singoli episodi legati al mondo della campagna intesa come periferia urbana e sentimentale, dove gli animali prendono voce per cantare la loro insofferenza alla schizofrenia del capitalismo moderno, dove una generazione XY si ritrova intrappolata in un’insidiosa vita di provincia, una giungla da cui non è sempre facile trovare la strada verso un sereno cielo blu. Dove il negro vale tanto quanto l’accendino che vende, dove il canto dello stadio fa da romantico sottofondo a uno squarcio di anni passati che promettevano di farci diventare più buoni ma che ormai non ci crediamo più, e di anni ancora più trapassati dove i soldati napoleonici fischiettavano tra i campi arati in cerca di vino buono. Almeno lì si beveva bene e la globalizzazione era una cosa seria.
1)Ciao!! Presentati/tevi. Da dove venite, chi siete?
Ciao siamo i Giannutri, alias Luca Zaminga e Edoardo Scalco, un duo trevigiano attivo da una quindicina anni. Il progetto specifico Giannutri nasce nel 2017 e, dopo il primo disco “Avventure Tropicali” uscito nel 2018, abbiamo avuto l’ardire di ripresentarci quest’anno con un secondo lavoro autoprodotto intitolato “Al ritorno dalla campagna”.
2)Quale è l’artista che maggiormente vi ha inspirati? Sapreste consigliare un lavoro uscito negli ultimi 5 anni che ritenete veramente degno di nota? Perché?
Giannutri è anche, non a caso, il titolo uno splendido album di Fabio Concato datato 1990. Un lavoro degno di nota, guardando rigorosamente al panorama italiano potrebbe essere DIE di Iosonouncane uscito nel 2016. Ha una potenza e una ricerca lirica davvero rara nella musica mordi-e-fuggi contemporanea.
3)Parlateci un pochino del vostro ultimo lavoro. Come è nato?
Il secondo album è sostanzialmente una raccolta di singoli episodi legati al mondo della campagna intesa come periferia urbana e sentimentale, dove gli animali prendono voce per cantare la loro insofferenza alla schizofrenia del capitalismo moderno, dove una generazione XY si ritrova intrappolata in un’insidiosa vita di provincia, una giungla da cui non è sempre facile trovare la strada verso un sereno cielo blu. Dove il negro vale tanto quanto l’accendino che vende, dove il canto dello stadio fa da romantico sottofondo a uno squarcio di anni passati che promettevano di farci diventare più buoni ma che ormai non ci crediamo più, e di anni ancora più trapassati dove i soldati napoleonici fischiettavano tra i campi arati in cerca di vino buono. Almeno lì si beveva bene e la globalizzazione era una cosa seria.
È nato tutto a distanza. Uno dei due vive stabilmente in Africa e, tra questo e il covid, abbiamo fatto quasi tutto a distanza, la scrittura al 100%, la fase di registrazione diciamo all’80%.
4)Quale é l’artista piu’ sopravvalutato e quello piu’ sottovalutato sulla scena musicale italiana e non e perchè?
a nostro avviso di sopravvalutati ce ne sono tanti ma non facciamo nomi, ognuno se lo può dire nel segreto del confessionale. Forse è perché facciamo fatica a sintonizzarci con un certo gusto giovanile o nazional-popolare.
L’artista più sottovalutato sono i Giannutri, che sono troppo pigri per diventare famosi. A proposito ascoltatevi Pigro di Ivan Graziani.
5)Progetti per il futuro?
Aprire un chiosco a Copacabana e provare a registrare a distanza anche da lì, poi fare un enorme crack finanziario e scusarci con tutti i risparmiatori, sempre in diretta dal chiosco di Copacabana.