Da anni l’Italia li aspetta, e finalmente sono arrivati. I Poets Of The Fall suonano in Italia, al Live Club di Trezzo Sull’Adda (MI), per la precisione. Già dal primo pomeriggio fan da tutta Italia li hanno aspettati fuori, pronti a scatenarsi con Lift o sognare con Carnival Of Rust. Ma andiamo con ordine.
La serata inizia con la band di apertura, The Elements. Band rock italiana come non se ne sentono spesso da queste parti, cinque ragazzi direttamente da Monza che dimostrano di saperci fare sul palco con quegli strumenti. Presenza scenica ottima, dai primissimi accordi con la loro carica conquistano il pubblico, che applaude di gusto pezzi come “Mister Orange”, “Americana”… Dico solo due parole (anzi, due e mezzo) su questi “elementi”: teneteli d’occhio. Consigliati.
Senza farsi troppo attendere, arrivano in scena i Poets Of The Fall, che stanno girando l’Europa col loro Jealous Gods tour, per presentare appunto l’ultimo album in studio, Jealous Gods, uscito l’anno scorso. Vengono introdotti da un pezzo strumentale, e piano piano, uno a uno conquistano il palco, dove sono pronti a esplodere da subito con “Choice Milionaire”. E la festa inizia. Il pezzo è trascinante. Un misto di dance, a tratti quasi rap, una bomba di positività sganciata da subito, per far saltare, divertire, e ricordare che “è un mondo vastissimo, e la vita può essere una storia d’amore o una gabbia di mera disperazione”. A te la scelta.
Si prosegue direttamente con un vecchio singolo sempre apprezzatissimo dal pubblico, Locking Up the Sun, per poi tornare al presente, con l’ultimo singolo della band: la dolce, trascinante, affascinante Love Will Come To You. Il palco del Live Club è abbastanza grande da permettere a una band di sei elementi di spaziare, muoversi, “giocare”, esprimersi, rendendo lo spettacolo ancora più coinvolgente. Marko, cantante della band, conferma l’incredibile bravura e controllo sulla voce dal vivo: dà nuova vita, nuova interpretazione a ogni pezzo, mimandolo, recitandolo. Nothing Stays The Same diventa un pezzo ancor più intimo e sentito, Daze acquista ancora più carica. Rumors evolve da “pezzo carino dell’album” a “vera e propria esplosione” una volta piazzato su un palco. E se pensi che alcune note non si possano fare dal vivo: ti sbagli.
C’è poi spazio per esprimersi per l’intera band con Rogue, pezzo interamente strumentale, che nei concerti diventa un duello tra i due chitarristi, Jaska e Olli, e il tastierista Captain, ognuno pronto a divertire e divertirsi sfoggiando il proprio talento.
Dopo Nothing Stays The Same, la band esce, ma pronta a tornare per un encore dove ci sono ancora molti colpi da sparare: dalla sempre trascinante Lift, alla epica, maestosa titletrack Jealous Gods. Senza tralasciare un pezzo apparentemente semplice, un’allegro pizzicare di chitarra acustica introduce uno dei pezzi da sempre più amati dal pubblico: Roses.
E sul finale, il gioco si fa davvero serio, quando l’aria si fa solenne come per preparare l’ingresso trionfale di uno dei grandi cavalli di battaglia della band: Carnival Of Rust. Magica.
Ma fermi, non è ancora finita, a chiudere il concerto sarà la potenza di Dreaming Wide Awake.
I Poets ci lasciano a bocca aperta, con la promessa di tornare, e la raccomandazione di “prendersi cura di noi stessi, in modo da poterci prendere cura gli uni degli altri”.
Grazie per queste emozioni.
Setlist:
Intro
Choice Millionaire
Locking Up the Sun
Love Will Come to You
Clear Blue Sky
Temple of Thought
Rogue
Daze
Rumors
Diamonds for Tears
Nothing Stays The Same
Lift
Jealous Gods
Roses
Carnival of Rust
Dreaming Wide Awake