PLACEBO
NEVER LET ME GO
Nel 2005, lo scrittore di origini nipponiche naturalizzato inglese Kazuo Ishiguro pubblicò un romanzo definito ‘ucronico’, in cui i protagonisti si trovano a vivere in un contesto potenzialmente reale ed assimilabile all’Inghilterra degli anni ’90 ma di fatto provvisto di riferimenti normativi e contestuali più vicini a quelli utopici. In particolare, due personaggi spiccano nel contesto narrativo, principalmente per la natura del legame che li unisce e li porta a non riuscire mai a staccarsi l’uno dall’altra, nonostante tutto.
Il titolo del romanzo era Never Let Me Go.
Posto che la coincidenza di titolo di quest’ultimo con il titolo del nuovo disco dei Placebo potrebbe essere un fattore meramente casuale, la sensazione di straniamento (a tratti quasi asfissiante) e connaturata malinconia che emergono dall’ascolto del disco hanno contribuito a paventarmi uno scenario sonoro e lirico che mi ha restituito sensazioni affini a quelle del romanzo.
Posto anche che questa suggestione abbia un senso (“This search for meaning is killing me” apostrofa Molko in “Surrounded By Spies” con quel suo timbro sempre a metà strada tra l’essere squisitamente suadente e insieme perturbante), la cosa importante da notare è che dopo ben nove anni da Loud like Love, la band torna con un disco che non ci fa rimpiangere il fatto che in fondo non siamo mai riusciti a separarci da loro.
Li ritroviamo certamente diversi rispetto a qualche anno fa, con una formazione ridotta ormai al solo duo storico Brian Molko – Stefan Olsdal, ma sostanzialmente li ritroviamo uguali, senza aver perso un grammo del loro stile accattivante, della loro identità fluida e dell’urgenza espressiva ispirata che li ha sempre portati ad intessere un reticolato solido e compatto dove vanno a sciogliersi tutti i liquami umorali più scuri.
C’è nel disco tutto quello che non avevano detto in questi anni: il divisionismo sociale e il conseguente solipsismo dilagante, la fomo (acronimo di ‘fear of missing out’, la paura di sentirsi tagliati fuori dagli eventi e dalle interazioni social, ndr) e il social dilemma, lo strazio ambientale (rappresentato anche nell’immagine in copertina), l’alienazione post-Brexit (che ha costretto Molko ad abbandonare l’Inghilterra), la dipendenza da sostanze stupefacenti, il rapporto con la morte e la mancanza, il bisogno di guardarsi dentro e aggiustarsi. Ed infine, ovviamente, la pandemia che ha racchiuso il tutto in modo quasi iperbolico.
Per la prima volta, come ha dichiarato lo stesso cantante, il focus del processo creativo è partito dalla premessa testuale: solo dopo aver creato la struttura dei testi, ha preso forma il sound attraverso composizioni che intrecciano tessiture d’archi (“The Prodigal”, che risulta quasi un capitolo a sé stante in quanto all’euforia orchestrale che la sorregge), sintetizzazioni galvanizzanti, infusioni glam-rock (dal sapore depechiano, come “Sad White Reggae” e “Forever Chemicals”) e substrati grunge (“Hugz” è un chiaro tributo ai Sonic Youth di “Kool Thing”), talvolta ammiccando in maniera più evidente alla fruizione radio-friendly (come alcuni dei singoli estratti per anticipare il disco: “Beautiful James” e “Try Better Next Time”), altre ostentando un’innata abilità nel destreggiarsi in sperimentazioni audaci che restituiscono sempre la loro essenza (come il distico finale “Went Missing” e “Fix Youself”, che eccellono entrambe in maniera diversa in termini di psichedelia glam-rock o l’altro pezzo estrapolato “Surrounded By Spies” in tutta la sua vertigine paranoica).
Tutti tasselli sonori che si incastrano per dar voce a quei detriti di inconsistenze sedimentati nelle nostre anime che attendono di trovare una loro risoluzione nella vita, come l’immagine raffigurata sulla copertina del disco.
Infine, un ottava prova discografica che supera pienamente il test e ci travolge in tutto il suo potenziale rivelatorio. Un disco completo, che bilancia i picchi e le piane in modo molto lucido. In attesa di poterli riascoltare finalmente live, a noi non resta davvero che augurarci che non ci lascino mai.
TRACKLIST
- Forever Chemicals
- Beautiful James
- Hugz
- Happy Birthday In The Sky
- The Prodigal
- Surrounded By Spies
- Try Better Next Time
- Sad White Reggae
- Twin Demons
- Chemtrails
- This Is What You Wanted
- 12.Went Missing
- Fix Yourself
VOTO: 8,5
A cura di: Francesca Mastracci