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Ondalternativa

Live Report Green Day

 14 gennaio 2017, Milano

Forum di Assago

Finalmente arriva anche il mio turno per andare a vedere i Green Day, le tappe italiane hanno riempito la mia home delle immagini del loro concerto, commenti entusiasti di chi ci è andato e mille polemiche da parte di chi non ci è andato perché i Green Day non sono punk. Controlli ovunque, ci sono sicuramente più carabinieri che punk, questo è poco, ma sicuro. Tutto molto tranquillo, lasciano passare senza ribaltare borse e zaini, guardando il pubblico si può capire che nessuno ha intenzioni bellicose e nessuno ha intenzione di pogare come da richiesta della band. Credo che i Green Day abbiano avuto una gentilezza nei confronti del pubblico, abbiamo tutti una certa età, siamo arrivati lì con i pullman di “Casa Anni Azzurri”, pogare con le protesi all’anca non è comodo e sicuro. Ci sono anche ragazzini giovanissimi, 12/13 anni al massimo, accompagnati dai papà. Sembra tanto che siano lì per vedere una band storica che probabilmente morirà di vecchiaia nel giro di pochi anni: quando saranno grandi potranno vantarsi di aver visto un loro concerto grazie ad un genitore previdente. Mi perdo The Interrupters, credevo iniziassero a suonare alle 20.30, invece sono i Green Day che iniziano a quell’ora, che cosa stupenda vedere un concerto che inizia presto, anche questo credo che sia rispettoso nei confronti del pubblico e degli artisti, è un avvenimento raro in Italia e viene concesso solo per le band estere. Da noi prima delle 23.00 non si riesce a vedere e sentire nulla. Piccolo intrattenimento pre concerto e poi arrivano i Green Day sul palco con “Know Your Enemy”, boato della folla, delirio, urla e tantissima carica in ogni settore del Forum. La serata è un crescendo di musica, pezzi storici che fanno ritornare all’adolescenza, pubblico sempre più coinvolto dallo spettacolo, fuochi, fiamme, botti, scintille, fuochi d’artificio e luci spettacolari, il tutto con un ottimo audio. Tre ragazze salgono sul palco, due scendono con un tuffo tra il pubblico, la terza si porta via una chitarra in regalo. Billie Joe è scatenato, i suoi 44 anni non si vedono e non si sentono, piccole pause per riprendere il fiato, ma i Green Day mostrano di poter competere alla pari (anzi, sono superiori di parecchie spanne) con band di ventenni. Ovviamente il massimo del delirio e commozione si ha sui pezzi più vecchi della band, sono brani che hanno accompagnato la nostra adolescenza e gioventù, li abbiamo ascoltati milioni di volte fino a consumare cassette e cd, poi per fortuna sono arrivati gli mp3 e non consumiamo più nulla con lo streaming. Boulevard of Broken Dreams, When I Come Around, Minority, Basket Case, Jesus of Suburbia, Good Riddance (Time of Your Life), brani che da soli possono fare l’intero concerto, il tutto condito dall’ottimo intrattenimento di Billie Joe. Applauso per Tré Cool, il batterista! No, non per i capelli che sono abbastanza inguardabili, ma per il modo in cui gestisce le bacchette. Alla fine di ogni spezzone di concerto si lascia andare alla classica buffonata da batterista lanciando le bacchette in aria, fino ad adesso ho potuto ammirare lanci bellissimi, con batteristi che riescono a riprendere al volo le bacchette con movimenti da veri fighi, ma lui … lui è meraviglioso! Lancia le bacchette ad altezze improbabili e poi … e poi se ne fotte di dove finiscono, dietro al palco potrebbero esserci almeno una ventina di tecnici feriti e con bacchette infilate nel cuore! Tré Cool, sposami, poi ti porto il dalla mia parrucchiera e risolviamo il tuo problema. Ma ora veniamo alle varie polemiche che si sono sentite in giro. Non è un concerto, è uno spettacolo. Sì, è un vero e proprio show, non una semplice esibizione, hanno una struttura del palco assolutamente fantastica, tra luci e fuochi non si sapeva più cosa ammirare. Coraggiosa la scelta di inserire dei botti molto simili a spari, al primo il pubblico ha avuto un tentennamento, poi la paura è stata superata grazie alla band. Sono riusciti ad esorcizzare quel sottile sentimento di disagio che si avverte ormai ad ogni concerto, quindi ai miei occhi hanno guadagnato punti. Sono buffoni. Sì, verissimo. Si sono travestiti, i fuochi andavano a tempo, le luci erano studiate al millimetro, è una cosa che nessuna band desidera, soprattutto quelle punk, giusto, ragazzi? Vero che voi ai vostri concerti non vorreste cose del genere? Sui vostri fill fiamme altissime, sulle rullate fuochi d’artificio… no, no! Figuriamoci se le volete. Non spariamo cazzate, ce l’avete con i Green Day perché realizzano i vostri sogni e hanno il budget per farlo. Il costo del biglietto è uno sproposito. Sì, vero anche questo. Nel prezzo sono inclusi almeno una decina di eye liner per Billie Joe, scatoloni di bacchette per Tré Cool, la chitarra che regalano ad una ragazza del pubblico, fuochi d’artificio, varie ed eventuali. Ma ne vale decisamente la pena, pago 10 euro per una band indie che sale scazzata sul palco, suona massimo un’ora e mezza, non mi intrattiene, pago 7 volte di più e ho tutto, in più i Green Day suonano per due ore e mezza. E suonano alla grande questi vecchietti. E Billie Joe se la canta fino alla fine saltando come un grillo impazzito. E hanno messo su una scaletta da paura con intermezzi jazz coinvolgenti. E ci hanno fatto cantare “Hey! Oh! Let’s Go!!!”, “Satisfaction” e “Hey Jude”, oltre ai loro pezzi. Non sono punk. Vero, almeno secondo la Sacra Bibbia del poser punk moderno. Loro non sono punk, ma non lo siete nemmeno voi. La vera differenza tra voi è loro è che loro piacciono parecchio, per il resto so che molti di voi sognano contratti con le major, fama e gloria, pubblico adorante e in delirio, ragazze disponibili, fuochi d’artificio… ecco, forse non volete l’eye liner e su questo vi posso dare ragione. Per chiudere: i Green Day sono stati bravissimi, professionisti veri, suonano benissimo, cantano benissimo, sanno intrattenere il pubblico e coinvolgerlo per due ore e mezza. Era un’occasione da non perdere. Potete sempre recuperare andando a vederli agli I-Days di Monza a giugno, suonano con i Rancid, così potete sentirvi veri punk e nascondere il vostro malsano desiderio dietro alla band di apertura, avete la giustificazione a portata di mano, servita su un piatto d’argento. “Io vado solo per i Rancid”. Ricordatevi di non saltare come pazzi su Basket Case o vi salta la copertura.

A cura di Valentina Ferrari

Immagine che rappresenta l'autore: Alessandra Sandroni

Autore:

Alessandra Sandroni