Intervista UNDERSMOKINGDOOR
Parliamo con Luca, voce dei torinesi Undersmokingdoors, una delle band più interessanti della
scena crossover nazionale odierna che proprio di recente hanno rilasciato il nuovo album “The
great inertia”. Un concentrato di potenza e adrenalina in salsa rock.
Partiamo da un dato di fatto, siete uno dei nostri top album in questo finale di anno e da quanto
leggo in Rete in molti sembrano pensarla come noi. Vi aspettavate una risposta così positiva da
parte dei media?
Beh, intanto grazie, siamo onorati dei complimenti. Per quel che riguarda l’album diciamo che
sicuramente ne siamo stati molto soddisfatti fin dai primi “ascolti”… Certamente non ci
aspettavamo un riscontro così positivo e ne siamo piacevolmente sorpresi.
“The great inertia” l’ho trovato come una sorta di valvola di sfogo per voi stessi, dieci anni a dare
l’anima in un progetto che a mio avviso è stato fin qui sottovalutato dai più. Ora, almeno a livello
mediatico, le cose sembrano andare per il verso giusto. Qual è stato lo spirito con il quale avete
dato il via ai lavori su questo disco?
Credo proprio di sì, sicuramente questo disco rappresenta la fine di un percorso complesso. In
dieci anni di attività sono successe molte cose, positive e negative, cambi di formazione oltre che
vicissitudini personali… Quando finalmente abbiamo trovato un nuovo e definitivo equilibrio con
quella che è l’attuale line-up, abbiamo sentito l’esigenza di entrare in studio e registrare qualcosa
di nuovo.
Possiamo definirlo il miglior lavoro finora partorito dagli Undersmokingdoors?
Direi assolutamente di sì. Pur non rinnegando nulla dei nostri lavori precedenti credo che questo
disco rappresenti una crescita per tutti noi come band e una raggiunta maturità nel sapere
esattamente come e soprattutto cosa vogliamo realmente fare.
Guardando indietro, cosa è mancato a vostro avviso per arrivare ai livelli che siete oggi?
Guarda è una domanda difficile, sapessi quante volte me la sono posta anch’io… Abbiamo avuto
svariati alti e bassi durante questi anni, alcuni dovuti anche a questioni esterne alla band stessa.
Qualche scelta sbagliata e un po’ di inesperienza hanno fatto il resto, ma preferisco pensare che
doveva andare così e guardare avanti con rinnovata fiducia.
Il vostro è un lavoro maturo, sia per come è stato scritto sia per tutta la lavorazione che c’è dietro.
Quanto tempo avete impiegato a mettere in piedi il tutto e quanti sacrifici è costato?
Questo secondo album sotto certi aspetti ha avuto una lavorazione più snella del precedente. Nel
senso che abbiamo cominciato a lavorarci “davvero” solo a gennaio. Avevamo più di 15 canzoni
complete, alcune delle quali ci accompagnavano già in scaletta dal vivo da qualche mese, ma
avevamo tutti il desiderio di scrivere qualcosa di completamente nuovo. Così ci siamo messi al
lavoro e in poco più di 6 mesi siamo entrati in studio per le registrazioni… Non ti nascondo che ci
sia stato un grande lavoro alle spalle. Abbiamo scelto il materiale nuovo tra una quarantina di
demo, bozze e, qualche volta, registrazioni ambientali dall’audio assai improbabili.
Stiamo parlando di un disco dove ogni brano ha una propria vita, una propria struttura sonora, il
proprio mood. Come sono nati i brani di questo disco? Hanno subito una lavorazione differente
rispetto al passato?
Principalmente il nostro modo di scrivere i pezzi non è cambiato troppo negli anni, nella maggior
parte dei casi partiamo da un riff di chitarra, spesso proposto dal nostro chitarrista Jacopo, senza
dubbio la mente più fervida del gruppo quanto alla fase creativa. I riff passano al vaglio dell’intera
band e ognuno esprime la propria “visione” del pezzo: da qui decidiamo su cosa proseguire e su
cosa no… E’ un grande lavoro di team che si completa con l’aggiunta delle voci, anche qui dopo
decine e decine di provini e registrazioni… Sicuramente faticoso, ma è una grande soddisfazione
per come noi intendiamo essere una band, poter riconoscere in ogni canzone il contributo
individuale portato alla “causa”. E’ sempre stato il nostro modo di lavorare e ne siamo molto
soddisfatti oltre che fottutamente gelosi!
Come è stata la risposta del pubblico ai vostri nuovi brani?
Stiamo ricevendo grandi consensi e questo ci riempie di orgoglio. E’ fondamentale per noi riuscire
a esprimere le potenzialità delle nuove canzoni dal vivo ed è stata una bella sensazione vedere
qualche persona tra il pubblico cantare già qualche ritornello, peraltro senza ancora aver
pubblicato i testi da nessuna parte!
In fatto di influenze citerei nomi come Creed, Stone Temple Pilots e Alter Bridge sul fronte rock,
Chevelle, Deftones e Incubus in fatto di crossover. Siete d’accordo? Quale band in particolare
sentite più legata agli Undersmokingdoors?
Sicuramente Chevelle, Deftones e Stone Temple Pilots sono i nomi a cui ci accostiamo più
volentieri tra quelli che hai appena citato. Abbiamo molte influenze all’interno dell’enorme
panorama rock/metal. Io personalmente sono molto affezionato anche a band come Blindside,
Alexisonfire, 36 Crazyfists, In Flames, Mudvayne e Thursday per dirne solo alcune, che in modi
diversi sono state tutte fonte di grande ispirazione. Ma in generale direi che è difficile trovare una
band a cui ci sentiamo particolarmente legati.
Il disco vanta una produzione dal taglio internazionale ad opera di Andrea Fusini. Come è stato
collaborare con lui? E’ stata una scelta vincente a vostro avviso?
Siamo contenti che tu ce lo chieda e siamo contenti di parlarne. Per noi è stata una conferma, in
quanto avevamo iniziato la nostra collaborazione con lui già in occasione delle registrazioni del
primo disco “One Minute Underground…” Andrea, oltre che essere un produttore fenomenale, ha
un’incredibile sensibilità nel saper interpretare il nostro suono e le nostre idee trovando sempre le
soluzioni migliori… Lavorare con lui è stato fantastico e ormai, dopo più di 5 anni di collaborazione,
lo reputiamo molto più che un produttore: c’è un bellissimo rapporto di amicizia, noi lo
consideriamo il nostro vero e proprio “guru spirituale”.
Quali aspettative nutrite su questo disco?
La più grande aspettativa è sicuramente il non avere alcuna aspettativa, se non quella di suonare
e farlo ascoltare il più possibile. Cercheremo di mettere insieme il maggior numero di concerti
possibili, anche e soprattutto fuori dai confini nostrani, dove crediamo ci possa essere terreno più
fertile per la nostra musica.
Cosa bolle in pentola nel vostro 2015?
Credo di averti già risposto parzialmente. Suoneremo moltissimo, abbiamo già in programma un
fitto calendario di date e un tour europeo per l’inizio della primavera… E abbiamo in serbo qualche
altra sorpresa per l’estate, ma ancora non vogliamo anticipare niente. Vi invitiamo fin da ora a
seguire i nostri canali ufficiali per essere sempre al corrente di luoghi e date dei nostri prossimi live.
I cinque dischi che avete consumato in questo 2014?
Chevelle “La gargola”
Slipknot “5: The gray chapter”
Royal Blood “Royal Blood”
Ill Nino “Till death, la familia”
Steak Number Eight “The Hutch” (disco del 2013, ma talmente bello che si merita comunque la
nomination!)
A voi la chiusura!
Grazie per lo spazio che ci avete dedicato e per i commenti lusinghieri. Auguriamo di cuore a tutta
la vostra redazione e a tutti i vostri lettori un grande 2015 pieno di Musica… Sempre ad alto
volume! A presto!