Recensione a cura di Davide Capuano
“Don’t even know if I play techno / don’t even know if I play disco / don’t even know if I play for fun / Why do I feel like a weirdo?”
Se My Lunch fosse davvero un pasto sarebbe un assortimento di piatti complesso, dalla base forte e i cui retrogusti potrebbero sorprenderci da un momento all’altro, risulterebbe anche impegnativo arrivare all’ultima portata e tuttavia, per qualche motivo quasi ipnotico non riusciremmo ad alzarci dal tavolo consapevoli del fatto che non capita spesso di sentire certi sapori. Il ritorno della formazione romano-fiorentina CRM (Customer Relationship Madness) irrompe nel panorama underground italiano con ambizioni che valicano abbondantemente i confini artistici della penisola, squarciandoli e distorcendo la loro proiezione in una spirale dagli accesi toni dark che confluiscono in una tavolozza di colori industrial, dub e kraut, ma queste sono solo alcune tra le sfumature che saltano più facilmente all’orecchio.
Le linee di basso di Gianpaolo Rosato suonano cadenzate, figlie delle influenze più cupe degli 80s a partire da “Interference”, brano di apertura, in cui le distorsioni dominano un ascolto spaziale e dinamico e danno immediatamente all’ascoltatore la percezione del fatto che questo non è un lavoro normale, canonico. Lo spazio per melodie catchy è totalmente sovrastato da panorami sonori vasti di cui non si riescono a delineare precisamente le forme, neanche nei suoi passaggi più orecchiabili come “Buy”, traccia che esalta ampiamente il lato più goth dello stile compositivo del quintetto ed accompagnata da un videoclip allucinato in cui carrellate di immagini si susseguono come nei più opprimenti deliri registici alla David Lynch.
Il sax e le atmosfere noir di “Alone” richiamano alla mente capolavori cinematografici come Lost Highways, la tensione è altissima ma rimane sempre in qualche modo sottotraccia per sfociare nel cuore della tracklist con il trittico “My Lunch” – “Mirror” – “Weirdo”, vera summa dell’espressione artistica di Luca Palazzi e soci: troviamo drum machine che fungono da tappeto per una vera e propria ipnosi elettronica, chitarre distorte che avvolgono il tutto in maniera ruvida ed ineluttabile, psichedelia direttamente discendente dalla scuola tedesca anni 70 accompagnata dalle sireniche backing vocals di Elisabetta Caiani, ritmiche dure e leitmotiv incalzanti, ingredienti che si sovrappongono tutti senza soluzione di continuità per tre brani dalla durata media di quasi nove minuti nei quali si entra con la certezza di non poter sfuggire e si esce sfiancati, ma decisamente appagati.
E’ questo quindi il momento perfetto di concedersi una traccia dalle atmosfere decisamente più sognanti come “Vanity Wheel”, guidata come un faro dalla voce della Caiani e orchestrata dal piano di Francesca Ronconi e dalla tromba di Marcello Maggi, che suonano distanti come delle sensazioni inafferrabili che animano un viaggio onirico, di quelle che al risveglio vengono chiaramente percepite, ma con la consapevolezza di non averle mai esperite con coscienza; come facilmente intuibile non ci si allontana troppo neanche in “Dreamers”, brano in cui synth e chitarre costruiscono un architettura fluida e crescente, dai vaghi rimandi di un post-rock primordiale, che non rinuncia mai a quella lucida follia che accompagna a braccetto tutto l’album. Con “Jesus’s Back”, la band di Palazzi decide di porre fine a questa esperienza in un delirio da nove minuti di lyrics straziate, distorsioni taglienti e synth glitchati, come a sottolineare l’intento di rendere questo ascolto un sogno scomodo, che ci fa svegliare turbati per tutta la mattinata a seguire.
My Lunch è un lavoro complesso e stratificato che attinge da un vasto insieme di influenze e generi non facilmente accostabili, mantenendo con sagace precisione uno stampo ben identitario collocato in uno schema di libera espressione; un album le cui forme, colori e sapori si fondono in una miscellanea che all’assaggio fa sorgere una strana curiosità, indefinibile, melliflua ma al contempo irresistibile: se questo lavoro fosse davvero un pranzo, sarebbe senz’altro un Naked Lunch.
TRACKLIST:
- Interference
- Buy
- Alone
- My Lunch
- Mirror
- Weirdo
- Vanity Wheel
- Dreamers
- Jesus’s Back
VOTO: 7,5