PAPA ROACH + STONE SOUR
MILANO, ALCATRAZ
26 NOVEMBRE 2012
Il traffico di Milano è infernale come al solito, e le condizioni metereologiche sono anche peggio, mi verebbe da dire, ma tutto questo non scoraggia centinaia di temerari che sono in fila davanti all’Alcatraz già molte ore prima dell’inizio. Da lì a poco sia la fila, che il tasso di umidità, aumentano in maniera esponenziale, al punto che si crea un lungo serpentone che parte dell’entrata dell’Alcatraz e finisce molti metri dopo, direttamente sulla strada. Facile immaginare i commenti degli automobilisti che transitano in via Valtellina in quel momento!
Ma a noi coraggiosi importa solo che arrivino presto le 20.00, ora in cui iniziano a suonare i Papa Roach!
Sono 2 anni che la band californiana manca dall’Italia, ora sono tornati con questo tour congiunto con gli Stone Sour, che si esibiranno dopo. Questo, però, non fa di loro una semplice "band di apertura", anzi!
Si parte subito con Burn: basta qualche secondo per capire che il gruppo ha energia da vendere. Nessuno di loro risulta distaccante o statico, soprattutto Jacoby Shaddix che non ha nessuna intenzione di risparmiarsi. Corre su e giù, salta, non si ferma mai. E’ un tarantolato, impossibile riuscire a fargli una foto decente!
Subito dopo arriva Getting Away With Murder accolta con molto entusiasmo, al punto che parte un pogo scatenato.
Dopo questo viaggio negli anni passati, arriva Still Swingin che invece ci riporta ai giorni nostri. Insieme a questo pezzo sono solo altre due le canzoni estratte dall’ultimo album, ovvero Leaders of The Broken Hearts e Where Did The Angels Go. Per il resto i brani proposti attingono un po’ da tutta la discografia, facendo risultare la setlist variegata e piacevole.
Seguono poi Forever, Lifeline, Scars…e la carica non accenna a diminuire. Il leader stringe le mani di quelli in prima fila, continua a muoversi senza sosta, coinvolgendo il pubblico e attirando anche le simpatie di chi era lì solo per gli Stone Sour.
Jacoby è un fiume in piena, tanto che ad un certo punto non esita a gettarsi sul pubblico! E’ così che me lo ritrovo sospeso a pochi centimetri, non riesco a toccarlo davvero per un soffio!!
Un’altra scarica di adrenalina nell’ultima parte con Hollywood Whore e Between Angels and Insects. Poi arriva il gran finale con Last Resort.
Il tutto dura 45 minuti. Sono un po’ pochi per una band così, ma sono qomunque 45 minuti intensissimi, pieni di energia, che fanno felicissimi i fans e che danno la carica anche a chi attende gli Sone Sour. Sarebbe bello sentirli ancora, e magari la prossima volta in concerto tutto loro!
Le luci si riaccendono, ma la serata non è affatto finita: c’è giusto il tempo di fare una capatina al bar, poi sarà la volta degli Stone Sour. L’idea di assistere ad un loro live è una cosa che mi incuriosisce parecchio: innanzitutto perchè hanno appena dato vita ad un progetto ambiziosissimo come il concept album "House of Gold & Bones – part 1", e poi perchè da una band che prende vita dagli Slipknot ci si possono aspettare solo grandi cose!
Sono circa le 21.20 quando le luci si abbassano, e la band prende finalmente possesso del palco.
Si inizia col botto, con due singoli estratti dal nuovo album: Gone Sovereign e Absolute Zero. In questo modo arriva subito la conferma che anche i nuovi pezzi dal vivo spaccano, e che "House of Gold & Bones" è un lavoro di grande qualità.
Dopo aver cominciato alla grande con le ultime novità, inizia un viaggio a ritroso nel tempo nella discografia della band: si va indietro al penultimo album con Mission Statement, si passa a quello ancora precedente con Hell & Consequences, e si arriva a toccare Stone Sour con Orchids. Con questo pezzo così carico, gli Stone Sour tornano proprio agli esordi, ricordandoci che sono passati esattamente dieci anni dall’uscita del loro primo disco.
E a proposito di carica, non si possono non spendere due paroline sul frontman Corey Taylor! Tutta la band suona in maniera magistrale, sono precisi e potenti, ma il vero motore è lui. Coinvolge il pubblico, non si risparmia, ed è assolutamente padrone della scena.
Va su e giù per il palco dimostrando un carisma incontenibile, tra James Root e Josh Rand che in confronto sembrano quasi statici! Ma non ha importanza, perchè stanno suonando benissimo.
Si continua a viaggiare tra la storia della band e il suo presente con Made of Scars, A Rumor of Skin, Monolith e RU486, che regala all’Alcatraz una scossa paurosa.
Dopo Say You’ll Haunt Me e Digital (Did You Tell), arriva il momento di raccoglimento del live. E qui arriva una gradita sorpresa: Nutshell, omaggio agli Alice In Chains eseguito da Corey Taylor in acustico. Solo voce e chitarra anche per la successiva Bother. La band si riunisce al gran completo sulle note di Through Glass.
Siamo alla fine, l’ultima chicca è 30/30-150. Tutti speriamo che non sia così, e che magari la band regali al numeroso pubblico dell’Alcatraz un’altro pezzo a sorpresa, ma rimaniamo tutti delusi. Il concerto è finito davvero ed è durato solo un’ora e venti…piuttosto poco rispetto alla media dei 90 minuti a cui siamo tutti abituati, ma pazienza.
Adesso non ci resta che aspettare l’uscita di "House of Gold & Bones – part 2" e magari il loro ritorno!
SETLIST PAPA ROACH
01. Burn
02. …To Be Loved
03. Getting Away With Murder
04. Still Swingin’
05. Forever
06. Lifeline
07. Where Did the Angels Go?
08. Scars
09. Leader of the Broken Hearts
10. Hollywood Whore
11. Between Angels and Insects
12. Last Resort
SETLIST STONE SOUR:
01. Gone Sovereign
02. Absolute Zero
03. Mission Statement
04. Hell & Consequences
05. Orchids
06. Made of Scars
07. A Rumor of Skin
08. Reborn
09. Monolith
10. Blotter
11. RU486
12. Say You’ll Haunt Me
13. Digital (Did You Tell)
—–
14. Nutshell (acoustic – Alice in Chains cover)
15. Bother (acoustic)
16. Through Glass
17. 30/30-150
a cura di Cinzia
un ringraziamento a Rosario @ LiveNation