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Ondalternativa

Intervista Craving For Caffeine

Parlatene bene, parlatene male, purché ne parliate. Una frase molto cara ai Craving For Caffeine, duo experimental rock che in “Disturbing the neighborhood” ha dato sfogo a tutto ciò che passava loro in testa. Un lavoro strano ma decisamente affascinante, qui descritto dai diretti interessati.

Ciao ragazzi e benvenuti sulle pagine di Ondalternativa. Partiamo subito da “Disturbing the neighborhood”, ci raccontate tutto di questo album?

Ciao e grazie a voi per l’ospitalità! “Disturbing the neighborhood” è la nostra seconda uscita ed è il seguito naturale di “1st Craving” uscito nel 2013. All’inizio ci siamo dovuti abituare alla situazione duo (venendo da una classica formazione chitarra/basso/batteria) e non ce la siamo sentita di osare troppo, in questa seconda produzione abbiamo cercato di testare un po’ il limite massimo di quello che potevamo fare. Oltre ad esserci estremamente divertiti in questi test, siamo riusciti a tirare fuori otto brani che, credo, ci rappresentano appieno.

Essere un duo non deve essere semplicissimo, specie sul fronte studio e live. Come siete giunti alla decisione di portare avanti questo progetto con soli due elementi?

In realtà è stata più una necessità che una scelta vera e propria. Il bassista con cui stavamo suonando è stato coinvolto in altri impegni lavorativi, quindi rimanevano solo due opzioni: trovare un altro bassista o cercare di ri-arrangiare i brani con l’ausilio dell’elettronica (e direi che la nostra scelta è stata chiara!).

Quali sono i pro e i contro dell’essere un duo?

Molti potrebbero pensare che essere “solo” in due sia penalizzante, in realtà, almeno nel nostro caso, questo tipo di formazione ci ha spinto a travalicare alcuni dei classici cliché per cercare il nostro sound. Diciamo che è stata una sorta di sfida musicale. Ovviamente essere “solo” in due semplifica molta della parte gestionale di una band come riunioni, decisioni artistiche… Uno dei grandi contro è che manca il basso! (risate)

“Disturbing the neighborhood” ha scatenato reazione molto contrastanti online, chi lo trova un buon lavoro e chi invece lo ha massacrato. Il fatto che stia dividendo i media lo ritenete un fattore positivo o negativo? Vi aspettavate una simile reazione?

Non avevamo la minima idea della reazione che sarebbe potuta scaturire, ma diciamo che il titolo parla chiaro: volevamo disturbare il vicinato e, a quanto pare, ci siamo riusciti, nonostante l’assenza del bassista! Facciamo semplicemente musica e, come è normale, non si può sempre incontrare il gusto di tutti. Sicuramente “Disturbing the neighborhood” è un disco contaminato e pieno di tanti pensieri musicali, in molti brani siamo riusciti a esprimerli, altre volte sono più nascosti e non facili da individuare.

Forse la definizione rock/metal può averci penalizzato, ma quando ti chiedono che genere fai qualcosa devi pur dire! Positivo/Negativo?

Sinceramente stiamo cercando di capirlo anche noi!

Di sicuro c’è che siete una band che non si ferma molto a pensare su quanto fatto. Sperimentate il più possibile. Ci raccontate come nasce un vostro brano?

Cerchiamo di essere più spontanei possibile e, grazie alla complicità che si è creata nel tempo, sono molto poche le cose che vanno definite a parole. Scrivere insieme ci viene abbastanza naturale, diciamo che ognuno di noi sa qual è la cosa giusta da suonare ma, finché non iniziamo, non lo sappiamo neanche noi! L’elettronica, generalmente, arriva in un secondo momento ad arricchire quello che già abbiamo scritto.

Ciò che mi è piaciuto di voi è che siete riusciti a unire il lato più heavy a quello melodico, utilizzando persino synth. Non deve essere stato molto semplice unire il tutto, o mi sbaglio?

Dal nostro punto di vista è stato tutto abbastanza naturale, dovevamo riempire quelle frequenze e i synth ci sono sembrati la soluzione migliore. Il nostro background è indubbiamente più heavy ma, nel tempo, tutta la musica che abbiamo ascoltato e suonato ci è rimasta attaccata addosso, quindi fa ormai parte di noi.

Arriviamo all’artwork. Cosa volevate esprimere con questa grafica che vede un coniglio come protagonista?

C’è una storia dietro tutto ciò. Una sera eravamo fuori a cena con un amico disegnatore (Davide Germini) e, fin da subito, si è messo a disegnare sulla tovaglietta schizzi di animali e affini… Fino a che non ha disegnato questo coniglio! Da lì è nata l’idea di creare una linea artwork parallela alla nostra musica ma che comunque la rappresentasse. Nelle prossime copertine succederanno altre cose e la storia personale del nostro coniglio avrà grandi sviluppi!

Come siete giunti a This Is Core Records?

Nella maniera più semplice! li abbiamo contattati su Facebook, hanno sentito il materiale e da lì è stato tutto in discesa! Da subito si è creata una bella sinergia e abbiamo cominciato a lavorare a pieni giri dal primo giorno!

Una cosa che mi incuriosisce molto è sapere se ci sarà un videoclip al seguito del disco e soprattutto vista la vostra totale libertà artistica come lo affrontereste in sede di concept? Ovviamente il video ci sarà e uscirà il 28 luglio. A proposito del concept posso solo dirti che nasce dalla nostra collaborazione con Beppe Platania, per il resto niente spoiler!

Cosa state ascoltando in questo periodo?

Ultimamente siamo tornati ad ascoltare quello che più ci ha influenzato: Extreme, Creed, Foo Fighters, Alter Bridge, Faith No More, Slipknot…

A voi le ultime parole!

Intanto vorremo ringraziare Ondalternativa per averci ospitato! Vorremmo anche ringraziare tutto il nostro staff che ci aiuta, ci segue e ci supporta da sempre: Beppe Platania, Simone Gatti, Marco Angelici e Laura Tirelli. E come ci piace dire sempre: Stay Tuned And Keep Headbanging!

 

A cura di Golem

Immagine che rappresenta l'autore: Alessandra Sandroni

Autore:

Alessandra Sandroni