E’ il 15 di giugno e Ondalternativa si catapulta all’Alcatraz per assistere all’evento tutto Metalcore organizzato dalla Live Nation. Abbiamo il piacere, poco prima dell’inizio del concerto, di intervistare una band d’oltre manica che ha attirato la nostra attenzione da tempo, i Bury Tomorrow.
Grazie ragazzi per essere qui con Ondalternativa.
(Daniel) E’ un piacere! Grazie a voi!!
Come sta andando il tour fino ad ora?
(Daniel) E’ grandioso, un sogno che si avvera per noi. Ascoltiamo I Killswitch da parecchio tempo e hanno anche influenzato parecchio la nostra musica sin dall’inizio. Sono una delle tre band che ascoltiamo maggiormente ed è una sorta di privilegio per noi poter esibirci con loro.
Quando siete in tour con band davvero famose come i Killswitch Engage, riuscite sempre a ricavarne qualcosa che vi ispiri ad andare avanti?
(Daniel) La questione è che, quando sei in tour con band che sono in giro da secoli, impari sempre qualcosa ogni singolo giorno, cosa voglia dire essere una grande band o l’essere professionale, non import anche tu sia in giro con I tuoi idoli o una nuova band, c’è sempre qualcosa da imparare da loro. Se sei una band che vuole evolversi e progredire, ogni volta dei cercare di assorbire esperienza da chiunque è in giro con te, anche da quelle band che non sopporti. Questa volta siamo in tour con il meglio del Metalcoree e osservare ciò che fanno ci da’ l’opportunità di imparare e cercare di diventare come loro.
Fate parte del “club” Metalcore. Come vedete questo “mondo” evolversi? So’ che in Gran Bretagna è un genere che va parecchio e il numero di band metalcore è in costante aumento, ma qualitativamente parlando?
(Daniel) Siamo attivi ormai da nove anni, abbiamo visto il metalcore al culmine della popolarità come lo abbiamo visto decadere. Agli inizi le persone non lo vedevano come vero e proprio metal dato che ci sono delle parti con dei cantatati puliti e molte band preferivano andare in mainstream e abusare di ciò, limitandone il lato metal. Dal 2010 a oggi, c’è stata una grossa ripresa, diverse band sono emerse, come gli americani Menphis May Fire o anche I Of Mice and Men, che hanno riportato il genere alle origini e sono diventati grandi. Dopodiché, l’Inghilterra ha iniziato a farne parte e noi abbiamo iniziato a cavalcare l’onda, scrutando l’orizzonte ed esaminando come potrebbe andare. Non credo che il metalcore sia mai stato tanto forte quanto lo è ora. Le persone vogliono sentire della melodia. E’ stata sicuramente una faticosa cavalcata sin dagli inizi della nostra carriera ma ora le cose stanno andando per il verso giusto, lo dimostra anche il fatto che siamo qui a Milano con migliaia di persone.
Parliamo un po’ della vostra musica. Dopo che avete firmato con la Nuclear Blast avete pubblicato “The Union of Crowns” e sono particolarmente curiosa riguardo una traccia in particolare “Redeemer”. Cosa si svela dietro questo brano?
(Daniel) Redeemer è una traccia che tratta di religione e di come la gente la usi in modo negativo, cercando di evadere il fatto che abbiano fatto qualcosa di male che andasse contro I propri principi morali.
(Davyd) Si è come se le persone andassero in chiesa perché hanno fatto qualcosa di male pensando di essere espiati “oh si, andiamo in chiesa perché abbiamo commesso un atto improprio” e ciò rende le cose ok per loro, si pentono e tutto è ok. Ma alla fine, non sarebbe più giusto evitare di commettere atti impropri?
(Daniel) Non puoi nasconderti dietro la religione, e questo è ciò di cui Redeemer parla. Tratta di un uomo che ha commesso dei “peccati” e si nasconde nella religione per poterli espiare.
Devo dire che ascoltando “The Union of Crowns” per intero, mi è sembrato come leggere un libro ed è stato davvero interessante. Come mai avete scelto di narrare proprio quella parte di storia?
(Davyd) Non si tratta di una singola storia, ma di un’idea, perché’ in ogni momento della tua vita potresti provare qualcosa. Se guardi I tre album fianco a fianco, hai: “Portraits”, che para del futuro, degli aneddoti che ci hanno inculcato o la prospettiva riguardo ciò che potrebbe accadere, dove andremmo a finire e cose di questo tipo. In “The Union of Crowns” si ha l’idea invece che la monarchia provenga dagli elementi passati, guardando indietro da dove proveniamo o ciò che abbiamo fatto. Ad esempio noi proveniamo da Riccardo Cuor di Leone e guarda fin dove siamo arrivati. The Union of Crowns fu originariamente un trattato che portò all’unione dell’Inghilterra, Irlanda, Scozia e Galles e noi lo consideriamo come un universo parallelo alla storia dei Bury Tomorrow, cinque persone completamente diverse tra loro che a loro volta si sono unite per formare qualcosa di migliore, unico, ma molto speciale. Ogni singolo brano di quest’album fu il passo successivo per la creazione della band, come ogni storia narrata fu un passo avanti nella nostra storia. Con Runes invece, abbiamo pensato unicamente al presente, ciò che è ora, questo è ciò che siamo e ciò che facciamo e segna la fine della trilogia.
Avete pubblicato il vostro quarto album all’inizio dell’anno. Dopo “Runes”, che penso abbia anche un tocco di melodic death metal, “Earthbound” ha un approccio più melodico se non erro. Come si è evoluto il processo di song-writing per quest’ultimo?
(Davyd) Quando abbiamo registrato Union of Crowns, abbiamo cambiato chitarrista e quello nuovo ha portato un nuovo sound con se, anche più thrashy se vogliamo, per non parlare di una nuova energia di cui avevamo davvero bisogno. Volevamo scrivere musica che fosse davvero metal più che melodica.
(Daniel) Penso che lui stesse approvando l’album per noi, essendo il primo che scriveva con noi, è davvero in gamba, molto più metal del precedente e decisamente molto più pesante. Alla fine è ciò che siamo, una metal band e la cosa bella dell’essere metalcore è che puoi fondere diversi generi metal insieme, risultando quindi a volte melodico e a volte martellante e heavy, e le persone non si chiederanno mai il perché.
Avete qualche hobby in particolare che nel tempo libero v’ispira nello scrivere musica?
(Daniel) Sì, faccio skateboarding, e come tutti gli sport estremi, è sempre connesso alla musica rock, ma sono anche un DJ, suono molta dance music e a volte mi aiuta parecchio a rigenerarmi e trovare spunti per dei pezzi nuovi. Osservare la folla e capire cosa sia “catchy” e cosa no, alla fine scopri sempre qualcosa d’interessante.
Quale è il brano che preferite più di tutti suonare live?
(Davyd) “Royal Blood” è davvero divertente da suonare live e la reazione della folla è super! Del nuovo album credo che ”301” sia la mia preferita, veloce e heavy.
(Daniel) Per quanto mi riguarda direi “Memories” dall’ultimo album, è anche la opening che usiamo per questo tour, è pesante e la folla impazzisce in circle pit e cose simili.
L’esperienza più divertente durante un live o tour?
(Davyd) Sono caduto dal palco diverse volte (ride)
(Daniel) Sul serio, quello capita davvero spesso… (ride). Una volta, quando eravamo in Germania e una rete televisiva stava filmando lo show, ho fatto un passo indietro mentre centavo e mi sono letteralmente ribaltato di schiena e mentre cadevo, vedevo la telecamera che mi riprendeva così mi son detto: “ooook, bene… stai giù… stai giù e fai finta che lo hai fatto apposta..” (risata generale).
Un messaggio per i vostri fan italiani?
(Daniel e Davyd) L’Italia è meravigliosa! VENITE A VEDERCI!! E supportate la nostra musica!
Un grazie ai Bury Tomorrow e al loro staff per il tempo dedicato a Ondalternativa.
A cura di Tatiana Granata