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Ondalternativa

Sacrobosco – IXVXI

Recensione a cura di Davide Capuano

Credit cover: Gabriele Drago e Giacomo Giunchedi

IXVXI come continuazione speculare e gemella del precedente IVXVI, l’idea alla base del progetto di Giacomo Giunchedi in arte Sacrobosco, pubblicato lo scorso 6 ottobre da Trovarobato, etichetta già nota e cara nell’universo alternativo nostrano per aver distribuito – tra i vari – i lavori di Iosonouncane e Daniela Pes.

ph. Susana Ljuljanovic

Rilasciato a soli 5 mesi di distanza dal predecessore, IXVXI e IVXVI nascono in origine come un progetto unico, da cui la volontà dell’autore di guidare l’ascoltatore in due percorsi paralleli, ma più strutturati: «Avevo pensato inizialmente di realizzare un unico lavoro, a riprova di come considero le tracce parte del medesimo corpo. Ho optato alla fine per dividerli in due album con l’intento di tenere alta la concentrazione dell’ascoltatore in riferimento a due diverse scalette».

Risulta infatti immediato tracciare il fil rouge che fa da collante al blocco di sonorità sviluppate da Giunchedi: alle atmosfere elettroniche più caustiche del primo atto viene dato un respiro verso sonorità che proiettano l’immaginario verso panorami introspettivi più ampi ed eterei già anticipate dal predecessore in tracce come “Hashimoto”. In quest’opera, tuttavia, Sacrobosco si diverte a dare spazio al suo approccio all’ambientIDM, realizzato in chiave interamente strumentale, donandogli un tono che strizza l’occhio ai capisaldi del genere senza disdegnare ricami che attingono trasversalmente da jazz, post-rock e loop di stampo techno.

E’ proprio la notevole varietà di generi che si incontrano in IXVXI a trasportare l’ascoltatore in un flusso di sensazioni variegato, tenute sospese da terra dal tocco personale di Sacrobosco, abile a tessere con attenzione le strutture su cui si intrecciano delay e riverberi sognanti: l’orecchio passa dai groove del basso funky di Peculiar alle chitarre shoegaze di “Neverleave”, alle trame orientali che scorrono sui beat di “Heat”, brano di apertura che ricorda Four Tet nei suoi momenti più evocativi. Ma ancora, a seguire, gli ascoltatori più attenti potranno riconoscere il sample loopato di Skating in Central Park (Bill Evans, Jim Hall) in “Higher”, singolo di anticipazione di questo lavoro, che dona un’atmosfera chill out prima delle cavalcate di stampo più acido ed IDM della parte finale dell’album (“Ghosting”, “Talcoat”, “Sic”), che si ricollegano direttamente alle sonorità del precedente IVXVI, chiudendo il cerchio aperto dal producer e musicista abruzzese.

Giacomo Giunchedi si fa quindi autore a tutto tondo di questo secondo capitolo, di cui ne cura anche i suggestivi artwork e grafiche che rimandano a un surreale immaginario dell’inconscio, qui esplorato in otto tracce composte nel suo home studio e mixate / masterizzate con la collaborazione di Roberto Rettura eMatilde Davoli; al contempo è già all’azione per portare il meglio dei due lavori in tour accompagnato dal trombettista Paolo Ranieri (Ottone Pesante), alla ricerca di nuove sfumature e tonalità con cui dipingere l’universo elettronico in cui naviga e ci conduce.

 

Tracklist:

  • Heat
  • Peculiar
  • Neverleave
  • Higher
  • Ghosting
  • Resistance
  • Talcoat
  • Sic
Immagine che rappresenta l'autore: Davide Capuano

Autore:

Davide Capuano