Mago de Oz Fest 2013 – Live Report (Madrid 14.12.13) Lo scorso 14 dicembre, sotto il cielo madridista, cinque band hanno voluto ritrovarsi per festeggiare il 25° anniversario del Mago De Oz Fest. animata di luci colorate e fiabeschi canti celtici creando per le strade un’atmosfera unica. All’apertura dei cancelli, prevista per le ore 16:00, vi è già un composto drappello di ragazzi accorsi per lo più per assistere all’esibizione del loro “monumento nazionale”, ovvero i “Mago De Oz”. Confesso che, dopo aver bazzicato per lo più festival nord europei, ritrovarmi in un ambiente più mediterraneo non mi dispiace per niente. Il primo gruppo sta già per entrare sul palco, nonostante molte persone siano ancora fuori alle prese con tornelli e sicurezza. I castigliani ANKHARA, come spesso accade alle prime band, pagano lo scotto del momento di assestamento, impianto luci da sistemare ed audio praticamente inesistente, il tutto andando a discapito di una perfomance che alla fine risulterà anonima e poco incisiva. Un vero peccato per una band che vanta una lunga militanza nella scena power metal locale e che dopo, lo scioglimento avvenuto nel 2004, ha deciso di trovare il gusto di fare musica assieme. L’aria all’interno del palazzetto inizia a scaldarsi nel vero senso della parola e con un look di lustrini e leggings attillati in pelle fa il suo ingresso ‘El Principe de la Dulce Pena’, meglio conosciuto come Txus, cantante dei BURDEL KING ma soprattutto batterista e fondatore dei più famosi Mago de Oz. In una scenografia degna dei Turbonegro, la band viene accolta sul palco più che da applausi da veri e propri ululati testosteronici. Suadente ed ammiccante come non mai, il peccaminoso L’atmosfera glam ed un po’ chic, insieme alle ottime doti canore del leader, regalano agli ultimi ritardatari un ottimo spettacolo e sicuramente un piacevole diversivo a chi rimane incollato alla transenna solo per il gruppo headliner. La festa pagana viene improvvisamente interrotta dal gelido vento del nord. Il terzo gruppo in scaletta infatti è l’unico ‘straniero’ in terra ispanica. I finlandesi TO/DIE/FOR, che ben poco hanno da spartire col folk metal, fanno calare le tenebre sulla goliardica serata appena iniziata grazie alle loro struggenti melodie gotiche. Drappi neri danzano in un vorticoso gioco di luci ed ombre incantando una folla ammutolita, forse perchè non del tutto a conoscenza dei testi, ma sicuramente rapita dalla struggente voce di Jape Peratalo. Fra cover anni ottanta ed uno splendido intermezzo strumentale dei Pink Floyd che anticipa “Little Death”, i To/Die/For hanno da sempre la capacità innata di trasmettere emozioni oscure e romantiche, attraverso i loro testi e le sapienti mani di chi fa questo mestiere da una vita, insegnando ancora una volta che la musica non è solo intrattenimento. Fino a questo momento la loro esibizione è stata in assoluto la migliore sia a livello tecnico che di pathos. Cala del tutto la notte sulla capitale, il festival entra nel vivo con le due band più famose e più attese. Che le danze…riprendano! LEO JIMENEZ – Non c’è che dire, in quest’uomo vi è tutta la forza e la potenza del power metal sinfonico spagnolo. Accompagnato da musicisti rinomati come Antonio Pino alla chitarra e le suadenti voci femminili di Neus Ferri e Patricia Tapia, Leo incendia definitivamente il palazzetto con una scaletta scelta appositamente per l’occasione. “Hijo De La Luna”, “Resurrecciòn” e “Impotencia” sono soltanto alcune delle più belle interpretazioni del cantante soprannominato “La Bestia”. Captando un po’ gli umori tra il pubblico sembra però che il concerto dei Leo non sia stato apprezzato al 100%. Forse è solo una mia impressione, o più semplicemente molti si sarebbero aspettati brani dalle linee meno morbide e più in sintonia con il tema della serata. Non è sempre facile mettere tutti d’accordo, soprattutto quando si tratta dei propri beniamini. Le luci si spengono, tutto deve essere perfetto per gli ospiti d’onore. Un calderone gigantesco troneggia in centro palco, mentre intorno danzano ancelle discinte evocatrici di uno spirito ancestrale. scenografia che piano piano prende vita richiama ai più gradi successi della band, i MAGO DE OZ fanno il loro trionfale ingresso in un tripudio di mani alzate al cielo. Txus, dietro la sua scintillante batteria, ride mefistofelico alla folla mentre Zeta prima di iniziare si concede al proprio pubblico godendo del suo calore. Il violino di Moha si fonde con le chitarre di Frank e Charlie durante l’esecuzione di “Gaia”, la grande madre terra che dispiega le sue braccia facendo uscire dal proprio ventre una magia di suoni e colori. Non ci sono molte frasi appropriate per descrivere la serata che si sta compiendo davanti ai nostri occhi, in un susseguirsi di classici che vanno dall’hard rock di "Satanael" col chitarrista Jero Ramiro, alla più recente “Sigue La Luz” con Carlos Escobedo dei Sober e Manu Reyes, fino ad arrivare alla interminabile “Fiesta pagana” dove gli amici di sempre si ritrovano tutti assieme per inchinarsi al sacro fuoco della musica. Grazie Madrid! a cura di michela
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Live Report Mago de Oz Fest 2013
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