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Ondalternativa

Conosciamo meglio i Tales Of Unexpected

TOU hanno un forte propensione alla letteratura. E così è stato deciso di immaginare il disco come un libro di racconti raggruppati in 5 capitoli e di disporre questi ultimi in una cornice che, cronologicamente, segue l’andamento temporale di una giornata. L’idea ha precedenti illustri nella letteratura, a partire dallo schema canonico del “Decameron” di Boccaccio, passando dal “Giorno” di Parini, fino ad arrivare all'”Ulisse” di Joyce. Accanto a testi chiaramente curati, TOS ci presentano un format sonoro con rimandi alla new wave, ma anche all’indie degli ultimi anni. Una collisione tra musica e parole riuscitissima.

01. Il posto che ami e che odi di più della tua città e perché (corredati da foto e link)

Esistono luoghi di una poeticità “altra”, diversi da quelle bellezze canoniche e un po’ standardizzate dei paesaggi naturali e dei monumenti altisonanti. C’è valore anche nel brutto, nel degradato, nel rifiuto. Passeggiare sul crepitio dei vetri rotti, osservare i tetti scoperchiati e le travi in vista nei riflessi delle pozzanghere, inciampare negli oggetti abbandonati dal tempo: è qui che risiede gran parte del senso del nostro disco. L’area “ex Innocenti” è il santuario in cui il concept dell’album ha preso forma e si è definito, uno splendido esempio di geometria infranta e decadente. D’altro canto, se dovessimo citare un luogo che rappresenta la reificazione di quelle architetture rigide e magniloquenti di cui parlavamo, non potremmo far riferimento ad un posto diverso dalla stazione centrale: simbolo per eccellenza del via vai, della routine, dei soldatini in giacca e cravatta che marciano per i meandri del più pomposo esempio di casermone mussoliniano della nostra città, tra pisciate e clochard ridotti alla fame.

Area ex Innocenti

Stazione centrale

02. Ci sono libri, mode, musiche, posti che hanno influenzato il disco ?

Partiamo dal presupposto che non esiste un movimento culturale determinato a cui ricondurre tutti i pezzi dell’album. Ogni battito d’ali vuole essere diverso, volgere ad una direzione nuova e “inaspettata”. Esistono, naturalmente, dei punti di riferimento. Se da un lato è possibile etichettare il nostro genere come “alternative/indie rock”, dall’altro il nostro intento è stato quello di spaziare tra il funky ed il post-rock, tra il cantautorato ed il grunge, alla ricerca di una cifra stilistica personale. Lo stesso discorso vale per le liriche. Le influenze letterarie sono molteplici, dai simbolisti francesi ai romanzi russi ottocenteschi, dalla poesia latina classica a quella sperimentale del secondo novecento italiano. Quello che caratterizza il disco è una costante ricerca di noi stessi attraverso le più disparate esperienze. “Sciame di vanesse” è l’istantanea di un momento di transizione a conclusione della prima giornata di viaggio.

03. Definisci in poche righe il disco

“Sciame di Vanesse” vuole essere contemporaneamente una playlist musicale ed un libro di racconti organizzato in capitoli che corrispondono alle diverse parti del giorno, come fosse un romanzo modernista. Ciascuno dei dieci pezzi si caratterizza per avere qualcosa di particolare e “inaspettato”, così come ogni singola vanessa è resa unica e irripetibile dalla pigmentazione delle sue ali.

04. Definisci Il tuo guardaroba (con foto armadio se possibile)

Ci piace lo stile british, i cappotti un po’ bohemien abbinati alle all star. Jeans grigio e maglietta bianca si accoppiano sempre benissimo. L’outfit deve essere lineare, sportivo ma non trasandato. Deve farsi notare ma senza perdere il senso del buon gusto e della sobrietà. Il vestiario è una cornice. E se la cornice risulta più appariscente del quadro sei alla frutta. Il dettaglio significativo è quello degli imprescindibili occhiali blu a lente circolare: un sentito richiamo Lennoniano.

05. Tua musica preferita per fare sesso?

Il primo vinile che trovo sul momento. Col vinile c’è più stile.

06. Qual è la cosa più bella del suonare dal vivo?

La soddisfazione di suonare i tuoi pezzi è qualcosa di unico. Li hai pensati, arrangiati, ne hai scritto le liriche e le melodie vocali, li hai provati e riprovati, li hai amati ed odiati. Ora sei su un palco, tutti gli sguardi su di te, la chitarra pronta a ruggire e ad ammansire a tuo piacimento. Per i prossimi cinque minuti dirai quello che vuoi, urlerai o sussurrerai, divertirai o annoierai. Ma quelle sono le tue parole, la tua musica, il tuo sudore. È una responsabilità occupare uno spazio pubblico, e come tale va presa. Non si scrive per dire qualcosa, si scrive perché si ha qualcosa da dire (F. S. Fitzgerald).

Immagine che rappresenta l'autore: Alessandra Sandroni

Autore:

Alessandra Sandroni