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Avvocati del Diavolo – A Dear Diary

Tracklist:

01. The good, the bad, the undead
02. LumberJackass
03. Nails
04. Lullaby
05. Frank-Einstein
06. Straightjacket
07. Thunderbird lover
08. A D.E.
09. TracciFireflies (T.O.T.)
10. Ver Sacrum
11. After DoomsDay
12. A dead doesn’t die

“A dear diary” è il titolo che, in acronimo ADD, gli Avvocati del Diavolo hanno scelto per il loro secondo disco che è, diciamolo subito, un bel disco.

Un trio capace e convincente che ha saputo stare al passo coi tempi, evolvendosi e facendo sviluppare quel ben di dio di musica che è stato il grunge, aggiungendo alternative, stone metal e influenze rock di vario genere…sempre un bel genere. Potente, efficace e d’impatto un po’ “heavy”, il lavoro si compone di 12 brani che metto a nudo la abilità di Larry (voe e chitarra), Andrei (basso, cori, tastiere) e Ricky (batteria) che sanno essere sempre loro stessi pur non dimenticando i grandi del passato – piuttosto recente – che hanno reso il rock un modo per esprimere tanto, quasi tutto.
Anzitutto, si pare con un omaggio a vanti del Bel Paese: impossibile non pensare a Sergio Leone ed Ennio Morricone quando si legge e si ascolta “The good, the bad, the undead”, anche se qui manca il brutto e…arriva lo zombie!  Simile anche il secopndo pezzo, mentre la terza traccia ci porta in un vortice poco rabbioso e molto rassegnato che ricorda i vecchi Blur del periodo cupo. Accattivante il ritmo di “Frank-Einstein”, un vero gioiellino di giri di basso incalzanti e batteria che pesta, che suona come un originale anni ’90. Bellissimo anche il cantanto tra il roco e il melodico.
Sicuramente da citare anche l’inquietante “After DoomsDay”, che catapulta la mente in uno scenario apocalittico: a perdifiato tra ciò che rimane di una civiltà che sia avvia all’autodistruzione, ecco il ritmo frenetico di un’intensa fuga verso un futuro che forse non c’è, tra sirene, elicotteri, spari e mezzi di varia natura…ce la faranno i ADD e cavarsela? Probabimente si…anche perchè, chi è morto non può morire: si chiude così questo disco “A dead doesn’t die”, non fa una piega.

“A dear diary” è un diario di ricordi, impressioni, timori e pensieri che colpisce, subito, allo stomaco e alle orecchie, quelle buone, e forse un po’ anche al cuore.


Recensore: Gogo Wild

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