“Life Habitual” è l’album di debutto dei Lodigiani Selva, che con quest’opera di sette pezzi vogliono lanciarsi a pieno ritmo nel panorama musicale, e ce la fanno in modo decisamente convincente. In un mix di post-rock, scream e metal, il lavoro si compone di pezzi ben arrangianti e ben suonati: un’opera complessa nelle trame eppure così semplice per la facilità e l’imediatezza con cui arriva.
Sembra partire in punta di piedi, ocn la strumentale, e cupissima, prima traccia e pure con i primi secondi di “Enclosure”, che ha un sapore quasi di ballata, che però viene quasi subito coperto da un growl quasi maestoso, ed un ritmo che sale e cala capriccioso.
La terza canzone è quella che da il titolo a tutto il disco ed in efeftti, forse, è quella più rappresentativa del mare oscuro e un po’ paludoso in cui il terzetto getta l’ascoltatore, che fa di vulnerabilità forza e non può che restare colpito da tanta buia potenza.
Merita assoluta menzione anche “Gloaming”, che chiude in malinconica bellzza quello che è un debut album di tutto rispetto. Muovendosi tra le note appese delle chitarre, dolci cicale di tristezza, “Life Habitual” si chiude lasciando nel cuore un vuoto e nell ostomaco un livido, e nella testa, così come nelle orecchie, la speranza che, nonostante ci sia sempre da fare, la strada davanti ai Selva sia lunga e, benchè dark, luminsa almeno nelle idee e nei, ci auguriamo, successi.
01. [I]
02. Enclosure
03. Life habitual
04. Persistent
05. [/]
06. Existence
07. Gloaming
Recensione a cura di: Gogo Wild