M’Era Luna Festival
10-11 agosto 2013
Live Report
Nati sotto il segno della luna nera…
Il M’Era Luna Festival, così come il Gothic Wave Treffen, è da sempre considerato tra gli eventi europei
più importanti della scena Goth, EBM ed Alternative.
Lì non ci troverete metallari sbevazzoni rumorosi o
punkettoni pronti ad innescare una guerra fredda alle marche di bibite vendute ai chioschi, ma soltanto
efebiche e pallide creature o poeti erranti persi nell’oblio del loro dolore. Ecco perchè, quando dalla pagina
ufficiale sono spuntati i nomi di HIM e Nightwish come headliners, i vampiri della notte si sono rivoltati
nelle loro tombe, non certo per l’innegabile bravura riconosciuta alle due band, ma più semplicemente
per una diversa scelta stilistica adottata dai primi (sono lontani i tempi dello smalto nero sulle unghie di
Valo e la sua battuta iniziale “per tornare qua mi sono ripassato le mosse dark” è tutta un programma) e
per l’ormai consolidata leadership nel metal sinfonico dei secondi; a completamento poi di questa strana
edizione 2013… il sole, questo strano oggetto emanatore di calore che ci ha accompagnato lungo quasi
tutto il week end.
Sab. 10/08/2013: DarkWave rules! Una delle prime band ad esibirsi davanti al proprio pubblico sono stati
gli End Of Green; dopo aver consolidato la loro fama fra le mura domestiche con l’imminente rilascio del
nuovo album “The Painstream”, Michael “Darkness” Huber e compagni cercano di conquistare e, si spera,
anche di colmare una parte di quel vuoto lasciato da Type O Negative e primissimi HIM (appunto).
Nonostante la loro esibizione sia apparsa un tantino piatta dal punto di vista tecnico, la voce di Michael
riesce sempre a confezionare atmosfere tipiche dei cari vecchi anni ’80. E quando si parla di anni ’80 non si
può evitare di pensare ai synth! Quel freddo suono elettronico che, incontrando le calde voci dei loro
vocalist, viene qui proposto dagli avvincenti Mesh, gruppo synth pop britannico che ha sorpreso non poco.
Gli artisti che si sono esibiti subito dopo sono una vecchia conoscenza del M’Era Luna, i Saltatio Mortis, il
meraviglioso suono delle loro cornamuse si è subito diffuso in tutta l’area del festival ricreando quella
particolare atmosfera a cavallo tra danze celtiche ed un medioevo guerreggiante che ha inebriato le menti
come un buon sidro. Fedeli al proprio nome, la band ha fatto ballare e cantare per 40 minuti i loro
conterranei proponendo i nuovi brani dell’album “Das schwarze Einmaleins”, che vedrà la luce fra
pochissime settimane. Il programma non lascia molto spazio alla noia nè all’hobby preferito di molti
presenti… buttarsi a capofitto nei mercatini gotici alla ricerca di stringi-vita “mozzafiato” ed accessori a
tema. Una piacevole ventata di darkwave industriale viene portata dagli americani The Cruxshadows,
anche se a dirla tutta la band è molto conosciuta in terra germanica per aver tradotto e riproposto in
tedesco il brano “Deception” tratto dalla colonna sonora del film “The Masquerade”. La serata inizia a
scaldarsi, ed anche quelli che fino a quel momento si stavano crogiolando al tiepido sole iniziano
lentamente ad assieparsi verso la transenna. Sul palco entrano i Mono Inc. e, a giudicare dal boato che si
leva al loro ingresso, si capisce subito che la band da queste parti è molto apprezzata. L’esibizione è stata
interessante, vuoi per la performance ingaggiata da Joachim Witt che ha prestato la propria voce per il
brano “Gloria”, vuoi soprattutto per le doti tecniche (e fisiche) della batterista, che a metà concerto si è
cimentata in un’esibizione imprevista facendo rullare le sue bacchette su alcuni bidoni, ammutolendo la
platea per tecnica e potenza. Immancabile la cover di “The Passenger” (Iggy Pop) che spezza il ritmo dei
numerosi pezzi storici della band. Prima dell’esibizione dei finlandesi HIM, oltre alla calda e suadente voce
di Deine Lakaine in un live acustico che ha emozionato soprattutto i suoi fans più fedeli, hanno dato fuoco
alle polveri gli ASP con un concerto a dir poco strepitoso. La gothic band incarnata da Alexander Spreng e
dal suo face painting è la vera trionfatrice di questa prima serata. La teatralità della voce del singer, lo
straordinario violino di Ally e l’inconfondibile suono di “Ich Will Brennen” sono valsi il prezzo del biglietto.
Improvvisamente si apre una voragine in mezzo al prato, è il momento clou della serata, stanno per entrare
sul palco gli HIM e subito l’atmosfera cambia, le tenebre vengono squarciate da un fascio luminoso color
porpora, la crisalide che prima si era nutrita delle anime dei presenti lascia il posto allo strano
pentagramma a forma di cuore mentre le note di “Unleash The Red” accompagnano l’ingresso della band
finlandese sul palco.
Avendo già goduto qualche settimana prima della loro esibizione al QStock Festival di
Oulu, non mi aspettavo niente di diverso o eclatante, soltanto la conferma della loro bravura e ritrovata
forma; conferma pienamente gratificata anche dalla grandissima popolarità di cui godono i cinque in
Germania fin dagli esordi. I nuovi brani sono già perfettamente memorizzati dai fan, che recitano ogni
singola parola come se l’ascoltassero da sempre e anche quando il singer, a metà di “Wicked Game”,
sembra dissolversi come un illusionista, i supporter della band non smettono un secondo di cantare. Valo è
un po’ più statico del solito e, come ormai accade da qualche anno, sono i prodi Linde e Migè a
movimentare il palco con assoli sempre più potenti e martellanti; impeccabile Gas alla batteria mentre
Burton da dietro la sua tastiera sembra vivere in un universo parallelo che, ahimè, dovrebbe essere
valorizzato meglio. E’ comunque sempre bello vedere come certe cose non cambino mai, si potrebbero
spendere milioni di parole su questa band, ma quando la voce di Ville Valo intona “Join Me” – che proprio
sui palchi di questa terra ha consacrato la propria immortalità – o la malinconica “When Love And Death
Embrace” è il pubblico a parlare, con tanto di loro sguardi lucidi ed applausi scroscianti. Il popolo della
notte si è ricreduto ancora una volta, forse gli HIM non saranno più una gothic band, ma sono senza dubbio
dei grandi professionisti che, nel bene o nel male, sanno sempre come lasciare il segno.
Dom. 11/08/2013: anche se l’orario non è proprio consono ad un vampiro, alle 13:15 entrano sul palco The
69 Eyes e la loro Helsinki’s Vampires Crew. Ad un anno dall’uscita del loro ultimo album “Red” il quintetto
finnico non delude le aspettative, con una scaletta dal sapore tutto retrò che riscuote consensi prevedibili
ma meritati.
Jyrki & C. suonano per circa 45 minuti in assoluta leggerezza, a proprio agio come nel salotto di
casa ed in fondo, se c’è una cosa che questi ragazzi sanno fare bene da oltre vent’anni, è prendere possesso
assoluto della scena. Per assistere a tutte le performance bisognerebbe avere una controfigura, quindi
rinunciamo all’esibizione dei Clan of Xymox ed a parte del live proposto dai Blutengel. Attendiamo con
una certa curiosità l’arrivo dei norvegesi Apoptygma Berzerk che, nonostante la loro recente svolta verso
l’indie pop, sono da sempre considerati una band elettronica. Nonostante siano apparsi in certi momenti
un po’ fiacchi, i suoni freddi e metallici prodotti da un synth molto distorto richiamano l’attenzione
dei più nostalgici fans degli anni ‘80. E’ sempre piacevole ascoltare la voce di Stephan Groth anche se
obiettivamente dal vivo rende meno rispetto alle incisioni in studio. Nonostante questo, brani come
“Eclipse”, “Kathy’s Song” e “Love Never Dies” sono stati interpretati con vero trasporto.
Mentre il pubblico si sta dividendo tra signing session e l’esibizione dei Blutengel, ci dirigiamo verso il palco
chiuso (un vero e proprio hangar). A tre giorni dall’inizio del festival è stato annunciato che i divini
Zeromancer avrebbero compensato la defezione degli IAMX, quindi possiamo rinunciare senza problemi
agli occhioni da siberian husky di Chris Pohl (Blutengel). Dalle ceneri dei grandi Seigman, Alex Møklebust e
l’immenso Kim Ljung ipnotizzano, ammaliano, nonostante siano rimasti lontani dai palchi per un bel po’ di
tempo. La band non si è mai sentita tanto a casa come in questo momento, l’hangar è stracolmo di gente e
quasi manca l’aria. I norvegesi iniziano subito alla grande proponendo uno di seguito all’altro i loro pezzi più
famosi, il pubblico urla talmente forte da non riuscire a sentire la voce di Alex, che risponde commosso a
tanto affetto. Anche se l’ultimo album è un po’ più rilassato dei precedenti, la loro esibizione è talmente
travolgente che quando termina lo show il pubblico rimane ammutolito, con l’unica vana speranza che lo
show prosegua… A calare il sipario, non solo su questa edizione 2013 del M’Era Luna ma anche sul
lunghissimo tour mondiale di “Imaginaerum”, si presenta la terza band finlandese in scaletta, i Nightwish. A
prescindere dall’eterna querelle su quale sia stata l’interprete migliore tra Anette Olzon e Tarja Turunen,
sicuramente dopo ascoltato la voce potente e versatile di Floor Jansen ci chiediamo cosa impedisca
l’ingaggio a tempo indeterminato della bellissima amazzone olandese, che sta solo portando a termine la
tournèe fustigata dal discusso licenziamento della Olzon. In genere quando una canzone nasce bella è
difficile immaginare che possa migliorare ancora, senza contare la gelosia nutrita da molti fan nei confronti
dei propri brani preferiti, ma è indiscutibile che la Jansen abbia reinterpretato tutti i classici dei Nightwish
senza togliere loro nè sostanza nè magia, restituendo a questo gruppo una potenza vocale tipicamente
metal che, almeno da parte femminile, forse non aveva mai ottenuto prima. Floor è perfetta nell’eseguire i
bravi della rimpianta Tarja come “I Wish I Had An Angel” ed “Ever Dream” (letteralmente da pelle d’oca),
mentre le recenti “Storytime” e “I Want My Tears Back” hanno fatto impazzire perfino i fan dei Front 242,
rimasti in disparte ad ammirare questa valchiria capace di sovrastare perfino gli acuti di un “vocal coach”
consumato come Marco Hietala. Emppu Vuorinen corre da una parte all’altra del palco come un furetto
impazzito, ingaggiando duetti con chiunque gli si presenti davanti, mentre Tuomas Holopainen dietro
l’imponente scenografia di un organo a canne sembra essere l’unico a sentire veramente la tensione e
l’energia sprigionata da questa serata, assistendo al naturale epilogo di quello che è stato considerato il suo
miglior lavoro discografico.
Auf Wiedersehen M’Era Luna!
A cura di Michela