Live report The Ocean,
Traffic Live Club, Roma,
10/11/2013
E’ una fredda e piovosa serata di Novembre quella che ci accoglie mentre usciamo per dirigerci, come di
consueto, al Traffic Live Club.
Qualcuno potrebbe chiedermi, era proprio necessario questo incipit? Beh,
forse sì, considerando che fino al giorno prima sembrava primavera e invece l’arrivo dei The Ocean segnala
pure quello dell’inverno.
Strane coincidenze a parte, la band tedesca ritorna dopo la capatina ad Aprile di supporto ai Cult of Luna,
stavolta come main act accompagnato da interessanti gruppi quali Tides From Nebula e Shining.
Sono i primi ad accoglierci quando entriamo, ancora belli zuppi assistiamo al loro interessante post rock/
metal che convince grazie soprattutto a una buona grinta, ma non ci è sembrato effettivamente niente per
cui strapparsi i capelli.
Veloce cambio di palco, ma non altrettanto veloce soundcheck, per favorire i norvegesi Shining che
debuttano nella capitale particolarmente attesi dal pubblico, tanto che molti sembrano quasi venuti
appositamente per loro.
Il motivo è presto spiegato: dal vivo la band di Jørgen Munkeby e soci sembrerebbe mostrare il suo lato
migliore, dando puro sfogo alla fantasia e accompagnandola con pesanti sferzate black/death, assoli di
batteria e quant’altro, tramutandosi quasi in una sorta di ZU particolarmente ingrifati. Il leader alterna
sassofono e chitarra come niente fosse, mentre il resto della band spicca più per intensità e non, come
pensavo, per la tecnica. In effetti dal vivo il loro death metal sperimentale si avvicina parecchio a quanto si
può ascoltare su Blackjazz: quasi tutta sperimentazione portata avanti da attacchi continui, senza spazio per
la melodia nè particolari momenti di sosta. La sensazione è che sì, siano bravi, ma non mi pare riescano a
lasciare qualcosa a livello emotivo, se non la punizione per i nostri martoriati timpani.
Purtroppo, la loro esibizione è ulteriormente funestata dal peculiare comportamento di Munkeby che
decide di telefonare all’organizzatore del tour, direttamente dal palco, per richiedere un ulteriore
compenso per “mettere in sicurezza” la loro esibizione, visto che nella data precedente a Torino c’erano
stati dei problemi in questo senso.
A Roma, però, problemi del genere non ve ne sono stati e, confesso, il siparietto della telefonata sul palco
mi ha lasciato ulteriormente stranito, confermando l’impressione che Jørgen faccia un po’ troppo la
primadonna.
I The Ocean seguono a ruota, per l’occasione di questo tour hanno deciso di presentare per intero la loro
ultima fatica, Pelagiad, senza svisate nè alcune modifiche di sorta. Il perchè di questa scelta ammetto di non
saperlo, di certo so che sarebbe stato interessante, invece, ascoltare più di qualche vecchio classico
piuttosto, ma essendo ormai i tedeschi diventati un collettivo di musicisti sempre cangianti (sia il chitarrista
Jonathan Nido sia il batterista Luc Hess hanno annunciato la loro dipartita alla fine del tour) forse non
sarebbe stato semplice.
In ogni caso, l’album dal vivo guadagna una dimensione aggiuntiva, uscendo fuori splendidamente emotivo
specie nella prima metà grazie a pezzi come Mesopelagic: Into the Uncanny e Bathyalpelagic II: The Wish in
Dreams. Demersal: Cognitive Dissonance ha visto anche la presenza del cantante Luiss Roux, degli Hacride,
a farsi qualche urlo, permettendo così a Loic Rossetti di farsi qualche simpatica passeggiata in platea. Non a
caso, Rossetti ne ripeterà parecchi atti acrobatici nel concerto, cercando giustamente di coinvolgere un
pubblico forse un poco troppo freddo.
Per il finale rispolverano, per fortuna, qualche vecchio classico tra cui Firmament e non mancano di far
sapere che gli organizzatori romani non sono stati delle “sòle” come quelli torinesi… peccato che il
famigerato compenso extra per motivi di “sicurezza” poi, come ci confermano gli stessi organizzatori, non
l’abbiano restituito!
Insomma, i The Ocean fanno bella figura sul palco, ma decisamente meno fuori, comportandosi quasi come
fossero rockstar anni settanta (per esempio richiedendo pizze tonde alle 2.30 del mattino) e la cosa un po’
ci dispiace, dopo aver ascoltato la loro bella esibizione. Peccato.
Un ringraziamento particolare a Gabbo di No Sun e al Traffic per l’ospitalità.
A cura di Damiano Gerli