Live Report Red Fang
Traffic Live, Roma,
25/06/2013
Barbe, birre e panze pelose a gò-gò per la serata dei Red Fang al Traffic con il piacere di aver visto un pubblico davvero gasato per l’occasione, com’è giusto che sia.
In apertura per l’occasione c’erano due gruppi: sui primi, Ophelia’s Revenge, con tutta la comprensione del mondo, non penso di riuscire a spendere molte parole positive, avevo una vaga impressione di essere tornato al liceo. E non certo per l’età dei vari componenti, tra cui chitarrista e bassista femminili con zero presenza scenica e una cantante che sembrava uscita dai tempi di Bored dei Deftones.
A seguire i Black Moth, anche qui con una cantante donna che non ha mancato di fare una certa presa sul pubblico. I cinque inglesi suonano una sorta di stoner con molte influenze rock/garage varie con l’aggiunta di peculiari vocalizzi semigoth che non sembrano sposarsi proprio benissimo con la musica. La sensazione è stata che siano partiti in maniera piuttosto fredda, per riuscire poi a carburare solamente verso gli ultimi pezzi, specialmente con l’ottima Chicken Shit hanno strappato applausi all’intero locale. Sicuramente una band preparata e che merita di essere approfondita.
Subito dopo mezzanotte, finalmente, ecco i quattro zozzoni di Portland che salgono sul palco, accolti in maniera eccezionale dal buon pubblico presente, non perdendo tempo nel lanciarsi subito in Bird on Fire. Sarà però solo con la successiva Dirt Wizard che si scioglieranno gli indugi e partirà un buon pogo che durerà per l’intero concerto, con tanto di folle crowdsurfing per quei pochi che hanno deciso, giustamente, di rischiare la propria spina dorsale.
I quattro sporcano il sound dal vivo, tenendosi però sempre su un livello di ottima tecnica, rendendo pezzi come Malverde, tra le mie personali favorite, in maniera trascinante. Hanno fatto capolino anche un paio di numeri nuovi, tra cui Turn it up, che non sono rimasti subito in mente… vedremo l’evoluzione poi da studio.
Apprezzabile l’idea di spezzare la scaletta con la mid-tempo Human Remain Human Remains, un lento e inesorabile schiacciasassi sonoro di indubbia capacità.
Ci avviamo dunque alla fine, come ultimo pezzo perfetta è stata la scelta di Prehistoric Dog che ha causato un ultimo bel pogo generale e ritornello cantato a squarciagola. Esaltazione a livelli massimi.
Nonostante molti fossero già diretti verso la porta, forse per la temperatura eccessiva nel locale, strilli continui di chi era rimasto richiamano di nuovo i nostri per un gustosissimo finale con l’ottima Throw Up.
Serata di grasse corde, accordi maleducati e canne come se piovesse… e che vuoi di più?
Grazie come di consueto a No Sun Music e al Traffic.
A cura di Damiano Gerli