Dopo l’uscita dell’ultimo disco Quanto (2022) e il successivo tour, che li ha visti sverniciare i palcoscenici di tutta Italia per 80 incredibili concerti, la band di Correggio torna a complicarci la vita, rendendola infinitamente migliore, come fa da più di vent’anni a questa parte.
E lo fa con una canzone che prende il titolo da una scuola di pensiero diffusasi nei primi decenni del ‘900 e che, tra le varie tesi, approfondisce l’esistenza di errori di percezione creati dal nostro cervello, che ci inducono a creare strutture che nella realtà non esistono. La profondità immediata del testo si rispecchia nella musica, in cui le riconoscibilissime sonorità della band, che scorrono avvolgenti, potenti e oscure tra posthard-core e emo-core, plasmano un crescendo in 6/8 che poi si spezza, perde una pulsazione all’interno della battuta e diventa dispari, smarrisce la sua simmetria.
Gestalt è il primo pezzo – inteso sia come canzone sia come elemento di un puzzle, o meglio ancora, per restare a tema, come prima sinapsi – che anticipa alcune delle domande e delle riflessioni contenute in Temporale (il nuovo disco in uscita il 21 marzo per Dischi Sotteranei), che parla del cervello e delle sue stratificazioni in modo profondo e affascinante ma al tempo stesso comprensibile e immediato, muovendosi con brillantezza – e assoluta cognizione di causa – tra neuroscienze e filosofia della mente.
Credits foto in copertina all’articolo: Gio Fato