Il Management del Dolore Post Operatorio è una band di Lanciano (Chieti) giunta al terzo album, “I Love You”, composto da 11 tracce di hard pop cantato in italiano, uscito il 28 aprile per La Tempesta Dischi. In questi anni la band è riuscita a raggiungere un discreto successo di pubblico, hanno un buon riscontro sia di fan che di stampa. Ammetto di partire decisamente prevenuta, avevo già sentito parlare di questo gruppo da altre band del canale indie, tutti commenti ultra positivi, alcuni di loro addirittura vorrebbero essere Il Management del Dolore Post Operatorio, ma non per quanto riguarda la produzione, ma per quanto riguarda la potenza comunicativa e di diffusione che sono riusciti a raggiungere.
L’album si apre con “Se ti sfigurassero con l’acido” e mi scappa la voglia di ascoltare l’intero disco, ma per fortuna già al secondo brano le cose cambiano e si incomincia ad ascoltare qualcosa con più ritmo e corpo. Buona la produzione e la cura di tutti i particolari, nel complesso l’album si può ascoltare con piacere, ma nello stesso tempo è la solita produzione rock-alternative-indie leggermente insipida e incolore. Ma è anche il genere che va fortissimo in questo periodo storico di immobilismo giovanile, dove schierarsi e avere un gusto preciso non è ben visto, dove essere alternativi significa semplicemente ascoltare un tipo di musica “disimpegnata” sia a livello di composizione che di testi. Tra tutte le band indie alternative si può comunque dire che il Management del Dolore Post Operatorio ha sicuramente il suo perché e una marcia in più. Negli spunti più rock la band riesce a trasmettere grinta e talento, ma quando il tutto viene mescolato al lato più “commerciale” si perde qualcosa. Se solo svoltassero in modo più deciso verso il rock li apprezzerei decisamente di più. Sembra quasi che stiano trattenendo l’animo ribelle in favore di un filone che attacca facilmente tra il pubblico giovane.
Ho sentito che sono stati paragonati ai Punkreas degli esordi (ma anche no, per favore, credo che i Punkreas abbiano preso un biglietto di sola andata per destinazione sconosciuta), qualcuno avverte punk in questo disco (finto punk, non basta avere qualche distorsione, dire una parolaccia, sputare o fare una pernacchia per essere punk, nel frattempo i Punkreas hanno avvisato i Gerson, le Porno Riviste, i Derozer e stanno organizzando un pullman per emigrare tutti insieme in cerca di un mondo diverso). Per me rimane un disco abbastanza insipido e sopravvalutato. Talento e ottimi spunti ce ne sono in abbondanza, ma non riescono ad emergere in queste tracce.
01. Se ti sfigurassero con l’acido
02. Scimmie
03. Vieni all’inferno con me
04. Scrivere un curriculum
05. La patria è dove si sta bene
06. Le storie che finiscono male
07. Il primo maggio
08. Per non morire di vecchiaia
09. Il mio giovane e libero amore
10. Il campione di sputo
11. Lasciateci divertire
Recensione a cura di: Valentina Ferrari