Da Padova con furore un trio che è pronto ad entrare a sfondamento nel panorama sperimentale italiano e anche internazionale. Omonimo, l’album contiene nove tracce, tutte strumentali, e presenta in pompa manga una band che fa della sperimentazione il proprio punto di forza. Co-prodotto da ben 5 etichette, rappresenta una contaminazione di accelerazioni noise, di groove a cascata, sezioni ritmiche di precisione chirurgica, aperture jazz, synth agressivi, in un loop, o meglio una serie di loop, fascinosi. Indubbiamente è pane per i duri denti dei duri amanti del duro genere…e qui ce n’é una che i denti li ha di metallo ed ha trovato l’intero disco, seppur con qualche fragoroso calo, decisamente adrenalinico ed eccitante.
In apertura il singolo, di cui è disponibile il videoclip ( regia di Maikel Mak Bononi https://youtu.be/xeOKlmkvldo ), “Pollok”: protagonisti chitarra e basso distorti che si uniscono ad un drumming nervoso. Bello anche l’uso alienante del synth. Assolutamente degno di menzione il terzo brano “A Trick Named God” che, oltre ad una certa poesia del titolo, offre anche giri quasi armonici che si ripetono all’infinito in un stile quasi sessantottino. Interessante anche “High Five”, che ha un sapore jazz che francamente non ci si aspetta.
Appassionante anche “Faster Louder & Better” che non è poi così “faster” ed è “louder” solo in alcuni punti, ma indubbiamente è “btter”.
In conlcusione, LoRø hanno un sapore personale, che crea un’atmosfera decisamente allettante e lo spettro sonoro è decisamente vasto. Seppure il lavoro sia evidentemente una enorme sperimentazione, che tocca picchi alti ma che talvolta suona un po’ come un “facciamolo giusto perchè il casino è bello”, il risultato comunque è molto buono e le speranze sono che questi tre artisti abbiano dato inizio a “qualcosa di più”.
01. Pollok
02. Thalia
03. A Trick Named God
04. High Five
05. Ø
06. At Mortem
07. Clown’s Love Ritual
08. Faster, Louder &Better
09. To Whom it may concern
Recensione a cura di: Gogo Wild