Arci Scuotivento Monza 27 maggio 2017
Ho toccato il pedale di Dario, eh già, rosicate pure dall’invidia, io ero lì e ho avuto questa occasione. Ma forse conviene partire dall’inizio e lasciare il gossip alla fine del report… o in mezzo al report, inutile cercare di saltare tutta la pappardella per arrivare al punto hot.
Come sempre io e Tatiana arriviamo in ritardo e abbiamo giusto il tempo di scambiare due parole con i Latte+ prima di cenare con tutta la crew della serata. Siamo state accolte da Dario Magri, batterista degli Sho che ha avuto l’ingrato compito di fare gli onori di casa e di farci da babysitter. Presenti alla serata i The Butchers con ila responsabilità di aprire le danze, poi gli Sho di Dario Magri e i Latte+, band punk rock storica dalla Toscana. Queste 3 band hanno in comune una caratteristica: i batteristi più rumorosi del creato, impossibile avvicinarsi senza tappi! Ma proprio per questo una delle mie serate preferite!
Il concerto è iniziato verso le 23.00, poco pubblico, ma decisamente coinvolto, tutti sapevano i pezzi di tutti ed è bello vedere tante facce amiche o comunque conosciute. Il punk somiglia molto ad una famiglia allargata, ai concerti incontri sempre qualcuno che hai già visto ad altri concerti e scambiare quattro chiacchiere è decisamente facile.
Apertura affidata a The Butchers, velocissimi, potenti e diretti. Buccia (voce e chitarra), Tommy (chitarra e cori), Eddie (basso e cori) e Claudio Mastino (batteria) hanno dato un assaggio dell’onda d’urto della serata. Bravi su tutta la linea, hanno retto benissimo il palco e la situazione. Hanno poi lasciato spazio agli Sho con la loro musica instrumental core forte e coinvolgente.
Sul palco Dario Magri alla batteria, Luca Sabatini al basso, Francesco Viero alla chitarra e il piccolo gonfiabile dalle sembianze di Carlo Airoldi, immancabile durante le loro esibizioni. Gli Sho sono sicuramente una band difficile, complessa, questi ragazzi scrivono un tipo di musica che sembra poco diretta, ma ascoltandoli si rimane incantati dalla bravura con cui compongono e suonano live. Veri professionisti. Scaletta intensa, sudore a fiumi, sound che spacca a livello emotivo e di timpani.
Ora … ho già seguito Dario come batterista degli Yokoano e di Flaco Punx. Ero pronta più o meno a tutto, ma ovviamente ci deve essere sempre qualcosa che scombina i piani. Mi sono dovuta mettere alla sua destra, già quello per me è un gran cambiamento. Se poi Dario decide di cambiare tutto il suo set e di aggiungere “astronavi” al posto dei piatti, il tutto diventa complicato. Mi sono trovata a dover schivare un China Paiste, non ne avevo mai visto uno da vicino, ero terrorizzata all’idea di farmi tagliare la gola o le dita da quel coso mentre ero impegnata a fare le riprese. Voi direte che si tratta di dettagli, invece no. Bisogna avvicinarsi parecchio per le inquadrature con la GoPro, non puoi rischiare di colpire i piatti, le aste o il charleston mentre il batterista suona: 1) perché ci si fa un male cane; 2) perché si rovina l’esibizione schizzando sangue sulle pelli, so che è una cosa a cui i batteristi tengono abbastanza, ci deve essere solo il loro di sangue e non quello di una svitata che si avvicina troppo. Dalla foga Dario ha perso un paio di volte le bacchette, una ragazza del pubblico è riuscita a tornare a casa con il trofeo, altro che Tre Cool dei Green Day che regala bacchette. Tutti vogliono la bacchetta del batterista … e intendo la bacchetta, quella per suonare. Ho detto che è un report hot, ma non esageriamo!
Per ultimi i Latte+, scaletta di pezzi nuovi e storici, grande partecipazione del pubblico e Chicco si è dimostrato il solito bravo intrattenitore. Non sbagliano mai un colpo, ho già visto alcune esibizioni di questa band e mantengono tutta la loro carica e il loro entusiasmo negli anni. Il tempo passa per tutti, ma loro rimangono sempre ragazzini punk con una carica e un’energia che farebbe invidia alle band di ventenni.
A fine concerto è arrivato il momento di smontare tutto, una parte che mi piace, le band sono impegnate nel giro di saluti e nel recuperare tutta la strumentazione. Mi sono offerta immediatamente di aiutare Dario che ha accettato con una certa perplessità. E’ stato lui a dirmi di toccare il suo pedale, sia chiaro. Certo che poteva anche dirmi che bisogna sganciare la molla, dove cavolo si trova questa molla e come cavolo lo si infila nella custodia apposita. Sono rimasta ad armeggiare girando l’attrezzo infernale per 10 minuti, ci tenevo a rendermi utile e invece ero lì a boccheggiare e a fare la figura della cretina. Alla fine ha deciso di svelarmi il trucco della molla e poi… e poi è rimasto anche lui 10 minuti a tirare parolacce perché non si ricordava più nemmeno lui come si mette a posto. Devo averlo mandato in confusione con la mia bravura nel gestire il pedale! L’ho aiutato anche a mettere via i piatti, nella mia testa funziona che prendi i piatti, li metti una sopra l’altro, butti tutto nel case e sei a posto, a quanto pare esiste un ordine per farlo, quindi prima il piatto astronave (peso 120 kg), poi il piatto tal dei tali (140 kg), poi piatto di ‘sti cavoli (95 Kg) e così via.
Insomma ragazzi, se non siete musicisti vi consiglio di seguire le band per scoprire tutto il mondo che rimane nascosto al pubblico, tutti i loro rituali, le loro fatiche, il sudore e le soddisfazioni. Il post concerto non è solo bere tutti insieme, è un bel momento di stanchezza felice, attimi di rilassatezza, calo di adrenalina e di palpeggiamento pedali. Più parti nascoste scoprirete più vi accorgerete del duro lavoro che si cela dietro a un’ora di esibizione. Sì, non c’è stato nessun momento hot, il pedale è il pedale, ma volete mettere la faccia di Gianni (Antichi, responsabile di Ondalternativa) mentre pensa che le sue inviate folleggiano ai concerti?
A cura di: Valentina Ferrari