Da dove iniziare? Dal fatto che questo disco mi è piaciuto un casino o che mi è piaciuto davvero un casino?
Andiamo con ordine e iniziamo subito col chiarire che a prescindere dai gusti personali il disco d’esordio de “Le Scimmie sulla Luna” è un ottimo disco. La band leccese nata dalle ceneri dei Teenage Riot ha dato alla luce un album interamente strumentale, coraggioso e di respiro decisamente internazionale.
Il progetto che Cristiano Metrangelo e Stefano Greco hanno prodotto (ed allargato poi con l’innesto di Luca Greco e Jory Stifani) è figlio di quell’esperienza. Il tutto emerge proprio nella scelta del nome della band, “Le Scimmie sulla Luna”, titolo di quel disco del 2015 il cui suono risultava già allora granitico e primitivo.
Giusto per continuare con la chiarezza diciamo da subito che, in un panorama musicale come quello attuale italiano, con buona probabilità, questo lavoro non riceverà i consensi che meriterebbe! Noi però ce ne freghiamo altamente e ci auguriamo che questo sia solo l’inizio di una splendida avventura musicale!
Nel primo singolo estratto, Sequencer, c’erano già gran parte degli indizi. Ritmiche serrate, “stop and start” fulminanti e tanta velocità di esecuzione che, a dire il vero, risulta più evidente in pezzi come Sakyamuni, canzone con la quale il disco si apre, “Porno”, traccia successiva e “Arcadia”. Le chitarre sono freschissime e pronte a un groove che spazia dal math, al post-rock, al funky e che risulta adesso melodico, ora ipnotico, qui fusion e qua prog.
I generi esplorati sono tanti, ma l’esplorazione è stata approfondita e proficua, ed il risultato è decisamente da pollice rivolto verso l’alto.
In un contesto dove non è praticamente più possibile inventare niente di nuovo, l’approccio de “Le Scimmie sulla Luna” è di quelli sperimentali di una volta, dove certamente c’è si omaggio e ispirazione, ma anche ciò che più conta, cioè una giusta reinterpretazione che rende credibile l’intero lavoro e che pone l’asticella una spanna pi˘ in alto.
Obiettivo questo che poche band ed autori di oggi sono purtroppo capaci di fare.
9 tracce che ti catturano e trascinano in un’immersione totale fatta di suoni ruvidi e progressivi, dove risulta chiara anche un’evidente passione per la musica da film.
Ogni singola canzone di questo album potrebbe infatti essere colonna sonora di una qualche pellicola poliziesche,…anzi poliziottesca, fantascientifica, noir o pulp.
Inevitabile a questo punto il rimando al sound dei Calibro 35 che a tratti risulta evidente, ma in questo caso il suono è più asciutto e legato a fonti di ispirazione comunque differenti.
Degno di nota anche il video che ha accompagnato l’uscita di “Sequencer” come primo singolo di questo album che ho appena finito di ascoltare e che non vedo già l’ora abbia un degno erede!
Tracklist:
1. Sakyamuni [Mare Del Freddo]
2. Porno [Mare Delle Nubi]
3. Sequencer [Mare Della Pioggia]
4. Mammut [Oceano Delle Tempeste]
5. Livingston [Mare Della Crisi]
6. Isola [Mare Della Fecondità]
7. Onde [Mare Della Serenità]
8. Arcadia [Mare della Tranquillità]
9. Segnali [Mare Del Nettare]
A cura di: Simone Grazzi