HARRY IS ON FORD
Da Milano un progetto acoustic rock riuscitissimo, quello degli Harry Is On Ford, i
quali dopo aver lasciato alcune demo nel cassetto per anni, hanno finalmente
deciso di condividerle col pubblico.
Li abbiamo incontrati, cercando di svelare
anche qualche mistero inerente alla formazione…
Su di voi le informazioni sono praticamente introvabili. Volete spiegarci, anche
minimamente, chi sta dietro agli Harry Is On Ford?
In franchezza, no, non vogliamo rispondere. Restiamo nell’oscurità, come Batman. Non
siamo chiaramente alla prima esperienza, Harry è un side-project del 2008, che ha
coinvolto almeno quattro cantanti di differenti band e diversi musicisti. Ci son sempre due
chitarre ma non sai mai chi le suona, queste chitarre… Per una volta vorremmo fosse la
musica e non la storiella o il marketing a parlare. Ci siamo detti: è un disco vergine, è
crudo, non è arrangiato, è vecchio. Mandiamolo in giro e vediamo che succede. Ad ogni
modo (unica notizia per ora certa) la voce femminile è di un’amica di tanto tempo fa, che
non vedrete dal vivo. La line-up dei live sarà molto duttile, faremo un buon turnover, come
il Real Madrid.
Una certezza penso però di averla, siete di Milano (non che il cerchio si restringa a
livello di band, ce ne sono centinaia!) vista la foto del naviglio grande piazzata sulla
vostra pagina Facebook. Una metropoli del genere offre spunti e vibrazioni
artistiche a un progetto come il vostro?
Si, siamo di Milano, in realtà qualcuno è a Como… Comunque legare l’immaginario al
Naviglio e al suo degrado ci è sembrato suggestivo. Un bell’ossimoro con la musica.
Questo sembra essere il periodo dei dischi acustici, ne stanno uscendo moltissimi
infatti. Cosa vi ha spinto a muovervi su questo fronte? Il fatto si tratti di una
tendenza, una scommessa artistica o che altro?
Il disco è stato fatto nel 2007-2008, non potevamo certamente prevedere nessuna
tendenza. È un disco che è rimasto negli scatoloni in soffitta per anni. Comunque in merito
alla moda dell’acustico in giro ci sono tante cose belle e tante puttanate.
Nonostante ciò bisogna ammettere che il vostro debutto omonimo è sicuramente
riuscitissimo. Volete raccontarci come è nato e come avete portato avanti le
lavorazioni del tutto?
Guarda, è nato strimpellando la chitarra in un monolocale. Poi una sola giornata di riprese,
da Olly, quando ancora non era nel team di Mario Riso e aveva un piccolo studio nel suo
garage in Brianza. Molti amici sono passati e hanno cantato e suonato. Tempo tecnico sei/
sette ore. Poi Olly ha messo tutto in ordine nelle due settimane seguenti. È stato regalato
agli amici stretti per il Natale 2008, poi ce ne siamo dimenticati.
Rispetto a una classica band muoversi in acustico richiede una voce non
indifferente, ossia che sappia colpire soprattutto in tonalità melodica. Una sorta di
sfida per tutti voi? Quali sono state le maggiori difficoltà sotto questo aspetto?
Non abbiamo mai suonato questi pezzi dal vivo, contiamo di farlo bevendo molto prima del
concerto. Di solito aiuta.
Alla produzione troviamo Olly Riva, Come siete arrivati a lui e soprattutto cosa ha
saputo dare a una band che già sapeva il fatto suo sul lato acustico?
Olly in Italia è probabilmente il miglior cantante che c’è. Sa fare qualsiasi cosa, qualsiasi
genere, falsetti, urlate, quinte, terze, tutto. È un fuoriclasse. E le voci, come le registra lui,
nessuno mai. Sa esattamente cosa dire e cosa far fare a chi canta. Con lui non è più solo
una registrazione, è una lezione di canto, roba che farebbe bene a tanti stronzetti dei
talent…
Gli Harry Is On Ford sono un progetto limitato al solo spazio discografico o si avrà
modo di vederli anche dal vivo? E un’altra domanda sul genere: possiamo definirla
una band a tutti gli effetti o semplicemente un side-project?
È un side-project senza dubbio. A noi piace strillare e alzare il volume. Come dice Ozzy:
quando il volume è troppo alto, vuol dire che sei diventato vecchio, e noi non siamo
ancora stufi delle valvole e tutto il resto.
Arriviamo quindi al 2015: cosa si prospetta per gli Harry Is On Ford?
Speriamo un piccolo tour in zone dove si mangia molto bene. Centro Italia, cacciagione,
Sangiovese, candele, rumore dei grilli. Quelle robe lì insomma. Un film di Francesco Nuti.
I dischi acustici che più vi hanno colpito di recente?
Pink e Dallas Green. Sono addirittura più bravi di noi.
Un saluto ai lettori di Ondalternativa?
Lunga vita alle riviste online, tenete duro e andate avanti con l’ottimo lavoro, senza
l’underground la musica muore. Grazie mille.
Intervista a cura di Golem