A sei anni di distanza dall’omonimo Slowdive (del 2017), la band shoegaze inglese ha dato alle stampe lo scorso 1 settembre everything is alive.
Il disco, uscito per Dead Oceans, è dedicato alla madre di Rachel Goswell (cantante) e al padre di Simon Scott (batterista), entrambi deceduti nel 2020, ed è una carezza piena di amore, e al contempo di sofferenza, nei confronti della vita. Tra toni malinconici e quella potente miscela di arpeggi elettronici e sintetizzatori oscuri, che si fanno strada tra linee di basso evocative e riff distorti, si insinuano le sempre presenti melodie dream pop eteree e trasognanti.
Il sound della band resta riconoscibile e la resa stilistica non li tradisce minimamente, ma si percepisce anche qualche punto di sgancio con le produzioni iconiche del passato (tra tutti il già citato disco del 2017 e quella perla che resterà sempre Souvlaki del 1994) attraverso la tessitura di ritmiche elettroniche più audaci e il tentativo di lanciarsi verso commistioni che flirtano volentieri anche con ammiccamenti twee. Si sente in questo, lo zampino alla produzione di Shawn Everett (Alvvays, The War On Drugs e SZA.
Il disco, il quinto nella loro discografia, è stato preceduto dai singoli “kisses” (corredato di un bellissimo video girato a Napoli), “skin in the game”, “the slab” e, ultimo, “alife”.
tracklist:
01.shanty
02.prayer remembered
03.alife
04.andalucia plays
05.kisses
06.skin in the game
07.chained to a cloud
08.the slab