Post-rock, con influenze free jazz, suoni dolci, eterei ed una sperimentazione musicale in equilibrio precario tra l’elettronica più spinta e l’acustica più lieve e ricercata: questo disco dei Folkabbestia non è niente di tutto ciò, e in effetti non potrebbe essere altrimenti.
Effettivamente, quello che ci si aspetta da un gruppo che si chiama Folkabbestia è un folk acustico dal sapore di paesaggi rurali e valori perduti accompagnati dalla fisarmonica, principale elemento del disco.
L’album apre con “Esma”, sulla storia d’amore tra Esma Redžepova e Stevo Teodosievski, due musicisti della Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia. Si continua poi a parlare di musicisti e artisti di starada (“Col violino e il cappello”) per terminare con una struggente “La tempesta”, appena dopo la giocosa “Baraonda”.
Il principale problema di bande come i Folkabbestia è che la loro dimensione in studio è infinitamente inferiore alla loro dimensione dal vivo, dove riescono ad esprimersi al meglio. Il risultato è un disco prevedibile ma orecchiabile, a tratti un po’ monotono e con testi abbastanza banali che purtroppo non riesce, ammesso che sia possibile, a rendere come la band rende dal vivo.
Tracklist:
1. Esma
2. Hijos naturales de Pizarro
3. Il violino e il cappello
4. La baraonda
5. La tempesta
A cura di: Pucc