E’ davvero difficile prevedere dove percorsi lunghi e articolati possano portarci a distanza di tempo. Michele Anelli ed il suo ultimo album Giorni Usati sono l’esempio di come ogni uomo sia naturalmente portato, un giorno o l’altro, ad imprimere una svolta decisa ai sentieri che si sono battuti per anni.
Venti anni passati a declinare il rock springsteeniano alle nostre latitudini con il roots rock dei Groovers. Il percorso solista, l’album intermedio realizzato in collaborazione con i Chemako nel 2014 per arrivare all’inversione di rotta segnata da Giorni Usati. Album votato più alla grazia e all’introspezione, che supera la tentazione di abbandonarsi all’istinto di fiammate improvvise.
Ad un primo ascolto Giorni Usati può suonare come un disco di classico cantautorato. Michele Anelli, però, si porta dietro tutta la sua carriera ed esperienza realizzando un lavoro in cui si coniugano il combat-rocker e l’uomo ormai in grado di leggere la quotidianità con maturo distacco. E’ per questo che in Giorni Usati convivono in modo forse inedito i The Gang, Battisti, Finardi, il jazz e il prog.
Non un album semplice. Piuttosto un lavoro da interiorizzare e da apprezzare nella sua veste composita ed elegante.
01. Lavoro senza emozioni
02. Leader
03. Adele e le rose
04. Alice
05. Giulia
06. Gospel
07. Eco
08. Tu sei me
09. Cento strade
10. Giorni usati
a cura di: Captain Eloi