OFFLAGA DISCO PAX celebrano i vent’anni di  SOCIALISMO TASCABILE –  Locus Festival, primi nomi per l’Edizione 2025 –  Punkreas, 30 anni di Paranoia e Potere –  “Southern Life”, è il secondo singolo di Sharon Van Etten –  Beth Gibbons, la voce dei Portishead in concerto a Milano –  Movements, finalmente di nuovo in Italia –  DIRT TAPES presenta la collana  DIRT TAPES SOUNDS –  Sziget 2025: ecco i primi nomi, con un headliner italiano –  OFFLAGA DISCO PAX celebrano i vent’anni di  SOCIALISMO TASCABILE –  Locus Festival, primi nomi per l’Edizione 2025 –  Punkreas, 30 anni di Paranoia e Potere –  “Southern Life”, è il secondo singolo di Sharon Van Etten –  Beth Gibbons, la voce dei Portishead in concerto a Milano –  Movements, finalmente di nuovo in Italia –  DIRT TAPES presenta la collana  DIRT TAPES SOUNDS –  Sziget 2025: ecco i primi nomi, con un headliner italiano –  
Ondalternativa

Intervista a Beatrice Colla

La prima volta che ho incontrato Beatrice Colla è stato al concerto dei Gerson, era la mia prima intervista, non sapevo da che parte girarmi, non conoscevo nessuno, un’assoluta novellina che non sapeva nulla di concerti, live, interviste e palchi. Ci hanno presentate quasi subito e devo ringraziare lei se sono riuscita ad arrivare sul palco per fare le riprese, in mezzo al pubblico si muove come se non ci fosse nessuno, ferma, decisa e tranquilla, come se fosse da sola a scattare foto, come se non ci fossero cavi ovunque e gente che poga. Ho passato quasi tutto il concerto ad invidiare il suo stile, io ero incastrata in mezzo ai cavi, con il terrore di inciampare e finire in mezzo al palco, lei invece mi scavalcava agilissima, passava tra gli strumenti, si lanciava in mezzo al pubblico senza esserne travolta. Da questo nasce l’intervista ad una ragazza che ha saputo farsi largo in un settore in prevalenza maschile e decisamente difficile da affrontare.

Ciao Beatrice, innanzitutto grazie mille per avermi aiutata al mio primo concerto e per aver accettato di essere intervistata da noi. Raccontaci come hai iniziato la tua carriera di fotografa ai concerti. Passione innata o hai incontrato la musica ad un certo punto della tua vita?

Grazie a te Valentina e alla redazione per questa opportunità. Inizio col dire che i miei genitori, quand’ero bambina, avevano un’ ottima collezione di vinili che spaziava da Dylan a Joan Baez, dai Beatles agli Stones, dalle colonne sonore western di Morricone a quella di Arancia Meccanica, da Mozart a Beethoven, da De Gregori a De Andrè, etc…. Arrivata l’ adolescenza invece i miei fratelli ed io in casa facevamo andare per la maggiore i Doors, gli Iron Maiden, i Metallica, i Sex Pistols, i Clash, Ramones, i Nirvana, i Depeche Mode, i Beatles, i Rolling Stones…All’epoca girovagavo per le “Messaggerie musicali” e “Ricordi”, negozi di musica celebri di Milano, per sfogliare i libri dei miei gruppi preferiti soffermandomi affascinata sulle immagini. Ci fu anche il mio “primo concerto” a cui assistetti al Forum di Milano. Erano i Simple Minds con il Real Life tour. L’ impatto col pubblico, con la musica e con le luci mi lasciò a bocca aperta talmente tanto che ancora oggi dopo vent’anni anni mi emoziono come allora appena si spengono le luci ed entrano gli artisti. E proprio dopo vent’anni nel 2011-2012 iniziai a Milano il mio primo vero corso di fotografia. Comprai una Nikon D5100 (che uso tutt’oggi) e terminai i 3 livelli di specializzazione solo in realtà per fare il corso, che avevo già individuato e a cui ambivo, di Fotografia Musicale. Grazie a questo corso imparai la tecnica della macchina fotografica durante i live, l’importanza delle lenti per le varie luci del palcoscenico, dei momenti particolari da cogliere e l’importanza del movimento soprasottolontanovicino dal palco. E’ chiaro che alla base della fotografia non c’è solo la tecnica ma anche la propria personalità e capacità di trasmettere emozioni. Così nel 2012 cominciai a fotografare i miei primi concerti, dove mi son sentita subito, e mi sento tutt’ora, a mio grande agio.

Cosa vuol dire fare fotografie ai concerti? Oggi tutti si sentono fotografi solo perché hanno un cellulare, ma forse pochi sanno cosa vuol dire stare a contatto con una band o comunque con soggetti che sono sempre in movimento e che non si mettono in posa per farti lavorare bene. Raccontaci il backstage di un fotografo e tutto il lavoro che c’è da fare sia prima, che durante, che dopo.

In primis bisogna studiare la band che si sta andando a fotografare per non trovarsi impreparati sui componenti del gruppo e sui suoi momenti salienti on stage. Importante è catturare i musicisti singolarmente e poi tutti assieme perchè sicuramente ad ognuno di loro farà piacere rivedersi nel momento del live. Inoltre mai stare fermo in un punto! Bisogna girare sempre per tutto il locale prendendo i musicisti in angolazioni differenti, anche in mezzo agli spettatori. Un elemento da non lasciarsi sfuggire è proprio il pubblico che con la sua naturale euforia regala spesso grandi scatti. Al concerto segue poi la selezione delle foto ed infine la post produzione dove si tolgono gli elementi di disturbo, si sistema la luminosità, il contrasto, il colore e la nitidezza. Non elaboro mai troppo una fotografia, preferisco lasciarla come in originale se non più pulita e chiara.

Che difficoltà ci possono essere nei rapporti con le band e i musicisti? Non tutti sono collaborativi dal punto di vista dell’immagine e delle foto, come cerchi di superare questi problemi?

Non ho mai incontrato grosse difficoltà con le band se non con il posizionamento del batterista che a volte è incastonato nel buio della parete dietro il palco. I musicisti si muovono sempre con naturalezza e per questo motivo mi piace molto fotografarli …non sono mai in posa!

Cosa racconti con le tue foto? Cosa cerchi di far arrivare al pubblico con uno scatto?

Mi piace pensare che ogni mio scatto possa essere un ipotetico poster da camera o copertina di rivista. Cerco di individuare gli scatti che contengono l’emozione dell’artista, o del pubblico, in quel determinato momento, avvolti magari anche da luci o fumi particolari. Vorrei che sia i musicisti che i fans si ritrovassero in quello scatto, emozionandosi allo stesso modo della sera dello spettacolo. Risentire la musica, gli odori e l’euforia tramite uno scatto è una particolarità che vorrei far arrivare dai miei report fotografici.

Cosa vuoi fare in futuro? Sarai sempre una fotografa di concerti o hai anche altri progetti paralleli?

Fotografare i concerti rimane la mia passione ma spesso mi dedico anche a scatti di rievocazioni storiche, spesso medioevali, con soggetti alle prese con ambientazioni suggestive quali accampamenti, battaglie, danze e banchetti. Mi piace anche cimentarmi in nuove sfide quali fotografie still life, natura macro e monumenti con raffigurazioni particolari. Sono sempre alla ricerca di nuove fonti di ispirazione. In futuro vorrei portare avanti quello per cui mi sono realmente diplomata con 3 anni di corso allo IED, ovvero il montaggio video. Il mio sogno nel cassetto da sempre è quello di girare un video musicale. Vedremo!

Quale band o concerto ti ha colpito di più? Sia in positivo che negativo. Raccontaci qualche episodio “scottante”.

Adoro fotografare i gruppi punk e metal perchè si agitano come matti! Immortalare i capelli lunghi di un chitarrista mentre cadono all’indietro oppure dei salti sul palco o facce strambe è esilarante. Ricordo con piacere i ragazzi e le ragazze che si buttano sul pubblico e scivolano sulle braccia alzate dei loro coetanei oppure che salgono sullo stage e cantano sui microfoni a volte stonando simpaticamente come bambini. Lo trovo fantastico. Più ostile e difficoltoso è dare invece dinamicità ad un gruppo che sul paco è immobile per tutto il tempo. In quel caso lavoro affinchè un gioco di luci contribuisca ad un risultato più vivace.

Quanto è difficile questo settore per una donna? Siamo decisamente in poche, il dominio è ancora maschile e bisogna lavorare tantissimo per avere credibilità. Sei mai stata discriminata?

Devo dire che non ho mai subito discriminazioni in questo senso. Finito il corso di fotografia musicale sono partita a razzo e ho cominciato a contattare locali e band su Milano che proponessero anche cover band. Questo per esercitarmi e comporre un minimo di curriculum fotografico. Ho scritto in seguito a molte webzine musicali per propormi come collaboratrice. Alla fine sono riuscita a trovare per lo più il supporto giusto per poter dare libero sfogo alla mia creatività. A volte contatto direttamente la band o il locale che mi interessa e questi in genere rispondono spesso con molta disponibilità. Lo scambio è sempre lo stesso: io faccio pubblicità a voi e voi a me. Mi pare che così fili tutto per tutti.

Oltre ad essere donna sei anche mamma. Le difficoltà aumentano e la pressione è tanta. Come riesci a gestire tutto?

Prima di tutto devo ringraziare come sempre il mio compagno Davide F., nonché padre di mio figlio, che mi sostiene e incoraggia sempre e la mia carissima amica e compagna d’avventure Marina M., che mi fa da scorta e protettrice a tutti gli eventi. Senza di loro non avrei prodotto questi preziosi lavori. Essere mamma mi ha permesso di essere una persona organizzata e, conoscendo i miei limiti, mi sono data dei paletti per poter rendere a pieno sia come fotografa che come mamma. Premetto che ho un lavoro fisso part time in banca che mi permette di avere tutti i weekend liberi. Quindi mi propongo in genere ad eventi che possono essere o venerdì sera o sabato sera su Milano e dintorni. La mattina dopo il report mi prefiggo in 3 fasi diverse della giornata di scaricare, elaborare e salvare le immagini lasciando spazio anche all’uscita con la famiglia. Non avviene tutti i weekend ma quando capita c’è sempre collaborazione e gioco di squadra tra me e gli altri membri della famiglia.

Parliamo ancora di donne nel settore. Oltre ad essere poche ce ne sono alcune che si sentono quasi star, più attente al proprio look e ai social che ai musicisti. Sono loro che portano alla discriminazione o che comunque la facilitano?

Col fattore apparenza e discriminazione si combatte ogni giorno e in tutti i campi. Nella mia vita non mi sono mai preoccupata di cosa potesse pensare il prossimo perchè alla fine è la sostanza quella che conta. Io fotografo per passione, chi c’è c’è. Non ha senso che una persona che non ha esperienza si butti a sperimentare forme d’arte solo per farsi vedere esteticamente. Però è liberissima di farlo. Sono sempre stata ottimista e so di certo che non esiste solo gente che guarda l’apparenza ma anche chi apprezza l’oggettività del lavoro svolto.

Cosa vorresti dire alle altre donne del settore per incitarle a dare sempre il meglio e a continuare a lottare per un proprio spazio?

Dedicate il tempo che potete alla sperimentazione e alla pratica della fotografia, divertendovi il più possibile. Non esitate a contattare le persone o i posti giusti che potrebbero esservi utili. Proponetevi sempre senza farvi mettere i piedi in testa. Createvi un sito o un link con i vostri lavori da poter subito inviare come curriculum. Infine …in bocca al lupo!

Grazie ancora di tutto, continueremo a seguirti sul tuo sito www.beatricecolla.com e sul tuo profilo facebook www.facebook.com/collabeatrice per rimanere sempre aggiornati sui tuoi lavori!

Intervista a cura di Valentina Ferrari

Immagine che rappresenta l'autore: Alessandra Sandroni

Autore:

Alessandra Sandroni