Un flashback musicale che ci immerge completamente nel sound rarefatto e psichedelico degli anni ’80, tra le atmosfere cupe e malinconiche della new wave declinata nelle sue sfumature più dark e i tappeti sonori di stampo post-punk. Eppure, niente di più moderno e vicino alla nostra realtà nazionale. Loro sono, infatti, i DarkLeech, band formatasi a Parma nel 2011, ora agli esordi in full-length con un album che raccoglie le basi gettate dal loro primo EP omonimo di tre anni fa, di cui sembra esserne la naturale continuazione, anche a livello concettuale. Se infatti la loro prima prova discografica ci lasciava intravedere il buio dei boschi, facendoci addentrare un poco nel paesaggio nemorale notturno e suggestivo, con questo nuovo album, The Light Will Shine, uscito lo scorso ottobre, veniamo immersi totalmente nell’oscurità immemore per poi poter finalmente tornare a rivedere una flebile luce che splende sempre più. “E quindi uscimmo a riveder le stelle” pare proprio il caso di dire.
Interessante notare come quello che l’album racconta a livello concettuale lo traduce poi anche dal punto di vista sonoro con un sound che si dilata progressivamente, aprendosi in inflessioni sempre più distese, e andando ad adempiere in battuta finale ciò che il titolo presagisce sin dall’inizio: la luce splenderà (“The Light Will Shine”, titolo anche della traccia d’apertura). La forma che spiega la sostanza, e viceversa. Così che infine “The Essence of Life”, ultimo brano della tracklist si apre a sonorità quasi splendenti.
Otto tracce, potenti ed incisive, arrangiate magistralmente da Marco Galanti, in cui vengono a convergere le sferzate elettroniche di synth miste a linee di basso ben marcare a segnare l’incedere ritmico, portato in progressione dalla batteria. Una struttura sonora intensa, tra il gotico-romantico e il malinconico introspettivo e sognante, in cui riemerge tutta la suggestione delle influenze da cui nascono musicalmente i DarkLeech: primi fra tutti i Joy Division. E non è un caso citare proprio la band di Salford, dal momento che il timbro vocale profondo e baritonale del cantante (Cristian Galli) ricorda immancabilmente la voce di Ian Curtis, come è stato spesso notato, ottenendo parole di merito anche da un nome non poco di rilievo, esponente massimo della new wave italiana anni ’80: il Fiumani dei Diaframma, la voce più squisitamente decadente del panorama nostrano.
Ottimo lavoro. Breve e uniforme, sì, ma apprezzabile anche per questo. Mantiene la curiosità aperta e fa venir voglia di ascoltare altro materiale, per quel bisogno eterno che abbiamo di tornare sempre e comunque in territori dove siamo stati bene. Gli 80, l’ondata di rinnovamento di quegli anni, i boschi e l’oscurità.
Tracklist:
- The Light Will Shine
- In The Woods
- The Fary
- Fighting For the Kingdom
- Oscar
- Deadly Nightshade
- No True Faith
- The Essence of Life
A cura di: Francesca Mastracci